E se gli operatori smettessero di guardare alle Banche centrali?
Se il maxi-taglio di metà settembre aveva innescato entusiasmo tra gli operatori, le indicazioni arrivate prima dai dati sull’occupazione, che è tornata a mostrare i muscoli, e poi da quelle sui prezzi al consumo, che si confermano “sticky”, hanno riportato tutti con i piedi per terra ed ora il mercato stima con percentuali bulgare una riduzione dei tassi sui Fed Funds di “soli” 25 punti base nel meeting di novembre.
Se il maxi-taglio di metà settembre aveva innescato entusiasmo tra gli operatori, le indicazioni arrivate prima dai dati sull’occupazione, che è tornata a mostrare i muscoli, e poi da quelle sui prezzi al consumo, che si confermano “sticky”, hanno riportato tutti con i piedi per terra ed ora il mercato stima con percentuali bulgare una riduzione dei tassi sui Fed Funds di “soli” 25 punti base nel meeting di novembre. Percorso inverso per le aspettative sui tassi di Eurolandia: prima a prevalere era la convinzione che l’eccessiva vicinanza delle riunioni di settembre ed ottobre avrebbe finito per favorire la prudenza, poi l’agenda macro ha spinto per una maggiore aggressività nell’appuntamento di giovedì. Anche se frenati dalle crescenti tensioni geopolitiche, Israele sembrerebbe orientato ad attaccare l’Iran ed il clima pre-elettorale potrebbe costringere gli USA ad offrire sostegno, i mercati hanno chiuso la scorsa settimana in rialzo (a fare eccezione è una Londra penalizzata dall’andamento delle commodity) anche se qualche campanello d’allarme (come il balzo di quasi il 10% dell’indice VIX) inizia a farsi sentire. La sensazione è che, in presenza di un percorso di tagli già delineato, gli operatori finiranno per guardare meno alle Banche centrali per concentrarsi sull’accoppiata formata dalla politica e dalla geopolitica.
Appuntamenti Macro
Data | Appuntamenti in calendario |
Lunedì 14/10 |
La nuova ottava inizia all’insegna dei dati cinesi su surplus commerciale, investimenti esteri, andamento dei prestiti e offerta di moneta. |
Martedì 15/10 |
Alle 8 sono in agenda i numeri che misurano l’andamento del mercato del lavoro britannico mentre alle 11 sarà la volta dell’indice tedesco ZEW e della produzione industriale di Eurolandia. Dagli USA è in programma l’aggiornamento sull’andamento del manifatturiero nell’area di New York. |
Mercoledì 16/10 |
Prima dell’avvio degli scambi dalla Gran Bretagna arriveranno i numeri sull’andamento dell’inflazione mentre i prezzi delle importazioni statunitensi movimenteranno la seconda parte. |
Giovedì 17/10 | In attesa del responso del meeting della BCE, nel corso della mattina l’appuntamento è con i dati finali relativi i prezzi al consumo nella Zona Euro. Nel pomeriggio focus sugli indici USA su vendite al dettaglio, nuove richieste di sussidio e produzione industriale. |
Venerdì 18/10 |
Le autorità cinesi diffondono i numeri su PIL, produzione industriale e vendite al dettaglio. In Europa, focus sulle vendite al dettaglio britanniche e sulla bilancia delle partite correnti di Eurolandia mentre le indicazioni sull’andamento di nuovi cantieri e dei permessi di costruzione USA caratterizzano la seconda parte. |
BCE: nuovo taglio in arrivo?
Disinflazione in accelerazione ed indebolimento dell’attività economica nelle ultime settimane hanno spinto diversi esponenti della BCE ad esporsi pronosticando un nuova riduzione dei tassi, la terza da inizio anno dopo quelle di giugno e settembre. Inizialmente, la forte vicinanza con il meeting del mese scorso aveva spinto gran parte dei commentatori a stimare una pausa in attesa dell’ultima riunione dell’anno ma, evidentemente, il contesto macroeconomico permette all’istituto con sede a Francoforte di intervenire. La “fisiologica” opposizione dei Paesi nordici è destinata ad essere ammorbidita da un contesto di forte difficoltà per il manifatturiero della prima economia europea, la Germania. Ovviamente, in caso di una nuova riduzione dei benchmark, la guidance sarà improntata alla cautela e, come sempre, basata sui dati in arrivo e sulle proiezioni aggiornate. Sempre giovedì sarà la volta dei dati finali sull’andamento dell’inflazione di Eurolandia mentre dagli USA giungeranno gli importanti numeri sull’andamento delle vendite al dettaglio (i consumi rappresentano due terzi della ricchezza prodotta). Mercoledì l’appuntamento è a Londra, dove saranno diffusi i dati sui prezzi al consumo ed i risultati degli stress test sugli istituti di credito, mentre venerdì ci sposteremo a Pechino visto che sono in agenda gli aggiornamenti su crescita dell’economia, produzione industriale e vendite al dettaglio.
DAX al traino di BCE e Cina
In un contesto macroeconomico non facile da diversi mesi per la Germania, molti investitori sono rimasti colpiti dalla solidità delle performance borsistiche del DAX. Nel corso del 2024 l’indice di Francoforte ha aggiornato a più riprese i massimi storici, l’ultima volta il 27 settembre. Il tutto in un clima di oggettiva difficoltà per i colossi dell’auto, da sempre un baluardo dell’economia teutonica. I motivi principali dietro a questa tendenza sono sostanzialmente due. Il primo va ricercato all’interno dell’area euro e fa riferimento alla politica monetaria della BCE. Se è vero che la locomotiva tedesca ha rallentato, colpita prima dalla crisi energetica generatasi con lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina, è altrettanto vero che questo rallentamento ha ammorbidito la visione dei falchi in seno alla Banca Centrale Europea, tradizionalmente di matrice tedesca o comunque vicini alle posizioni dei banchieri centrali tedeschi. Un secondo driver che ha contribuito a sostenere le quotazioni di Borsa delle aziende tedesche viene dalla Cina. Pechino nelle ultime settimane ha annunciato più iniziative di rilancio per la propria economia. Iniziative rivolte al mercato interno ma che indirettamente avvantaggiano anche la Germania, da molto tempo uno dei partner commerciali di maggior rilievo per l’ex Impero celeste. Fatta eccezione per il Lussemburgo, nel 2023 la Germania è stata l’unica nazione con una bilancia commerciale positiva con la Cina a fronte di 97 miliardi di esportazioni e 95 di importazioni. Certo, come sempre tutto è in divenire e la questione legata ai dazi alle auto cinesi introdotti dall’Europa e le eventuali contromosse da parte di Pechino per quanto riguarda i beni provenienti dal Vecchio Continente potrebbero cambiare le carte in tavola. Questo è un tema tuttavia che il mercato al momento deve ancora prendere in esame in termini di rischi e potenziali conseguenze per il mondo corporate tedesco.
I Certificati di Investimento e a Leva sul Settore Bancario Europeo
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