È stata un’altra settimana caratterizzata dalla volatilità e dai cambi d’umore per il mercato, con economia e dazi che hanno nuovamente tenuto banco tra gli operatori. Un primo pesante colpo è giunto da Donald Trump. Nel corso di un’intervista il Presidente americano ha aperto alla possibilità che l’economia statunitense entri in recessione, seppur moderata.
Tanto è bastato per scatenare un’ondata di vendite sui listini azionari, prima USA e poi internazionali. Borse extra America che hanno sui loro capi i dazi del tycoon repubblicano. In un botta e risposta che ha interessato tanto il Canada quanto l’Europa, i mercati hanno iniziato ad alleggerire i titoli più a rischio. A contribuire a riportare il sereno e soprattutto un approccio risk on sui listini due elementi arrivati nei giorni successivi: l’apertura a una tregua tra Russia e Ucraina e soprattutto l’inflazione USA. I valori di quest’ultima non preoccupano e lasciano maggior libertà alla Fed nella gestione della politica monetaria. E mentre l’oro per la prima volta nella sua storia ha superato la soglia psicologica dei 3.000 dollari l’oncia, ora non rimane che attendere la prossima dichiarazione di Donald Trump capace di re-mixare il sentiment degli operatori.
Appuntamenti Macro
Data | Appuntamenti in calendario |
Lunedì 17/03 |
La settimana inizia con i dati cinesi su produzione industriale, vendite al dettaglio e investimenti. Dalla Germania è in arrivo il report mensile della BundesBank mentre l’agenda statunitense prevede i dati sulle vendite al dettaglio e sul manifatturiero dell’area di New York. |
Martedì 18/03 |
Italia e Zona Euro diffondono i numeri sulla bilancia commerciale mentre lo ZEW Institute pubblica l’indice di fiducia degli investitori istituzionali. Dal fronte statunitense, prima arriveranno i dati su permessi di costruzione e nuovi cantieri, poi quelli su produzione industriale e utilizzo della capacità produttiva. |
Mercoledì 19/03 |
La giornata macroeconomica prevede i meeting della Bank of Japan e della Federal Reserve. In Europa sarà la volta dei numeri definitivi sull’inflazione di febbraio. |
Giovedì 20/03 | Gran Bretagna protagonista della giornata: prima dell’avvio degli scambi sono in programma gli indici sull’andamento del mercato del lavoro mentre in corrispondenza del giro di boa sarà la volta della Bank of England. Attenzione anche al meeting della Banca centrale svizzera mentre dagli USA sono in programma i dati su nuove richieste di sussidio, indice di Philadelphia e vendite di case esistenti. |
Venerdì 21/03 | La settimana si chiude con i numeri di Eurolandia su partite correnti e sentiment dei consumatori. |
Banche centrali in stand-by
L’espressione “molto rumore per nulla” indica una situazione in cui si genera grande clamore, agitazione o aspettative, ma senza che vi sia un risultato concreto o significativo. Nasce dal titolo di una celebre commedia di William Shakespeare, in cui gli equivoci e i pettegolezzi creano tensioni e drammi, ma alla fine tutto si risolve senza reali conseguenze. Per tre Banche centrali su quattro, il meeting della prossima settimana potrebbe concludersi appunto con un nulla di fatto. L’unica che, stando alle stime, dovrebbe modificare lo status quo è la Swiss National Bank, che giovedì potrebbe mettere in campo la quinta riduzione consecutiva dei tassi portandoli dallo 0,5% allo 0,25%. Gli altri tre istituti coinvolti, la Bank of Japan, la Bank of England e, soprattutto, la Federal Reserve, dovrebbero confermare l’attuale assetto. Lo stand-by dei tre istituti è riconducibile all’elevata dose di incertezza che da sempre caratterizza l’approccio negoziale di Donald Trump. Tra sparate, minacce, inversioni a U e rilanci, nessuno sa esattamente cosa stia per accadere. E per le Banche centrali questi dubbi portano alla conferma dell’attuale livello dei tassi, in attesa di capire se le tariffe finiranno per spingere al rialzo i prezzi, se si abbatteranno, riducendola, sulla crescita economica, o se un mix dei due effetti ci condurrà verso la stagflazione. La settimana sarà anche caratterizzata dai dati sulle vendite al dettaglio statunitensi e dall’indice ZEW tedesco.
La girandola dei tassi
Una vera girandola di emozioni e di repentini cambi di view. Il 2025 appare destinato a seguire questa tendenza, con le scelte politiche di Trump che inevitabilmente vanno a modificare gli equilibri e le prospettive internazionali e la politica monetaria delle Banche centrali inevitabilmente coinvolta da questi continui cambi di prospettiva. E così se fino a qualche mese fa la strada dei tagli della BCE sembrava indirizzata verso un atteggiamento sempre più accomodante e fatto di molteplici tagli dei tassi nel corso del 2025, ora dopo il meeting di marzo e dopo le ultime dichiarazioni di Christine Lagarde qualcosa sembra cambiato. I timori inflattivi legati ai dazi e agli investimenti in infrastrutture e difesa di Germania e altri Paesi UE ha portato il Governatore della BCE a porre un freno su eventuali tagli futuri. Certo, molto dipenderà anche dallo stato di salute dell’economia dell’Eurozona. La prosecuzione del piano Next Generation EU, unitamente ai corposi investimenti pubblici previsti sul fronte della difesa, dovrebbero in tal senso fornire un assist alla Banca Centrale Europea, così come la rivalutazione dell’euro contro il dollaro permette di aver meno paura dai rischi inflattivi legati ai prezzi delle materie prime. Per una BCE che dunque potrebbe interrompere anzitempo il suo percorso accomodante, vi è una Fed che viceversa potrebbe stupire gli investitori con un atteggiamento più permissivo di quanto stimato solo fino a qualche settimana fa. Il rallentamento dell’economia USA ventilato da Donald Trump, il rischio che i dazi possano impattare negativamente tanto sui mercati quanto sui risultati aziendali e un’inflazione che dagli ultimi dati appare sotto controllo sono tutti elementi che vanno in questa direzione. Una direzione che trova conferma anche nel differente comportamento dei titoli di Stato europei ed americani. La riunione della Fed di questa settimana diventa dunque ancor più importante. Nella girandola delle emozioni l’atteggiamento degli investitori sarà estremamente vigile.
I Certificati su Europa e USA
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