Cina e Lagarde mandano il DAX al massimo
Nuovi record a Wall Street per il Nasdaq e nuovi massimi storici in Europa per il DAX. In questa fine d’anno il termometro degli investitori si mantiene sul risk-on e lo fa anche grazie al sostegno offerto dalle Banche centrali.
Nuovi record a Wall Street per il Nasdaq e nuovi massimi storici in Europa per il DAX. In questa fine d’anno il termometro degli investitori si mantiene sul risk-on e lo fa anche grazie al sostegno offerto dalle Banche centrali. In attesa di scoprire se Jerome Powell confermerà le attese di un taglio di 25 punti base, la certezza per gli operatori deriva dalla BCE: la Banca Centrale Europea è impegnata in un processo di allentamento monetario volto a sostenere il rallentamento dell’economia del Vecchio Continente. Christine Lagarde ha annunciato il quarto taglio consecutivo dei tassi ma soprattutto più di un banchiere centrale europeo ha fatto capire che il percorso iniziato nei mesi scorsi non è finito. Le nuove previsioni mostrano che l’inflazione dovrebbe raggiungere l’obiettivo del 2% all’inizio del 2025 e rimanere intorno a questo valore fino al 2027, permettendo così una sforbiciata del costo del denaro dal 3% attuale a un 2-2,5% a seconda di quanto le politiche di Donald Trump impatteranno sulla domanda aggregata dell’Eurozona. L’atteggiamento da colomba dell’Eurotower appare favorevole tanto al mercato obbligazionario che a quello azionario. Un’Europa, e una Germania nello specifico, che potrebbero inoltre beneficiare della svolta accomodante del Politburo cinese annunciata la scorsa settimana.
Appuntamenti Macro
Data | Appuntamenti in calendario |
Lunedì 16/12 |
L’ottava inizia con i dati cinesi su produzione industriale e vendite al dettaglio. Ma è anche il giorno delle indicazioni preliminari relative al sentiment dei direttori degli acquisti di Eurolandia, Gran Bretagna e Stati Uniti. In agenda anche l’indice manifatturiero di New York. |
Martedì 17/12 |
Focus sul mercato del lavoro britannico mentre nel corso della mattina sarà la volta degli indici tedeschi IFO e ZEW. In calendario anche le bilance commerciali di Italia e Zona Euro mentre dall’altra sponda dell’Atlantico giungeranno i numeri sulle vendite al dettaglio e la produzione industriale USA. |
Mercoledì 18/12 |
Focus sull’inflazione di Gran Bretagna e Zona Euro mentre negli USA sono in agenda i numeri sull’andamento del comparto edile. Si riunisce il board della Federal Reserve. |
Giovedì 19/12 | È il giorno dei meeting della Bank of Japan e della Bank of England. Come ogni giovedì, focus sulle nuove richieste di sussidio USA e, sempre per quanto riguarda la prima economia, sull’indice del manifatturiero di Philadelphia e sulle vendite di case esistenti. |
Venerdì 20/12 |
La Banca centrale cinese aggiorna i tassi dei prestiti in Cina a 1 e 5 anni. In Europa è la volta dei prezzi alla produzione tedeschi e delle vendite al dettaglio britanniche mentre dal fronte statunitense giungeranno i dati su redditi, spese ed indice dei prezzi PCE. |
Fed: -25 e poi una pausa?
Quando ancora non si è spenta l’eco del meeting della BCE, è subito la volta di spostarsi a Washington dove domani inizia la due giorni di riunioni della Federal Reserve. Con una probabilità stimata in quota 97%, mercoledì sera l’istituto guidato da Jerome Powell annuncerà una nuova riduzione dei tassi a stelle e strisce. Dopo i -50 punti base di settembre ed i -25 di novembre, si tratterà del terzo intervento del 2024. Dopo questo taglio, stimano gli analisti, potremmo assistere ad un rallentamento nel processo di normalizzazione dovuto al fatto che le misure che dovrebbero essere varate dal nuovo esecutivo potrebbero tornare a spingere al rialzo i prezzi al consumo (e forse anche alla volontà di apparire indipendenti dai diktat presidenziali). Nelle condizioni attuali, nel 2025 dovremmo assistere a tre tagli, più avanti si vedrà. Giovedì toccherà invece alla Bank of Japan ed alla Bank of England: in entrambi i casi l’ultima riunione dell’anno non dovrebbe portare grandi novità. Ma, in vista delle festività, anche l’agenda macroeconomica sarà particolarmente densa: lunedì sarà la volta dei dati cinesi su produzione industriale e vendite al dettaglio e delle indicazioni preliminari sul sentiment dei direttori degli acquisti (PMI), martedì focus sugli indici tedeschi ZEW e IFO e sulle vendite al dettaglio USA, mercoledì l’appuntamento è con l’inflazione britannica mentre venerdì i riflettori saranno puntati sull’indice statunitense PCE.
Anno nuovo, opportunità nuove
Il 2024 verrà ricordato per i record e per la generosità dei rendimenti dei mercati azionari, in special modo quelli di Wall Street. L’anno volge al termine e lo fa con le Banche centrali che stanno mettendo in campo politiche accomodanti. Nei giorni scorsi la BCE ha tagliato il costo del denaro di 25 punti base, questa settimana la Fed dovrebbe fare lo stesso. In questo contesto l’attenzione degli operatori è già rivolta al 2025. Un anno che si aprirà con l’insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump. Il tycoon repubblicano e le sue politiche economiche saranno uno dei market mover che nel corso dei prossimi 12 mesi inficeranno sul sentiment degli operatori. La volontà di andare a ridurre la tassazione per le aziende rappresenta un driver che potrebbe sostenere le quotazioni aziendali, nonostante i multipli elevati a cui scambiano attualmente. L’insediamento di Trump e l’allentamento della Fed sono una combinazione che dovrebbe favorire in particolar modo le small cap. In questo contesto è lecito attendersi una rotazione settoriale, con gli investitori che potrebbero ricalibrare le proprie posizioni rispetto ai titoli tech legati all’AI in attesa di trovare visibilità sui frutti degli ingenti investimenti fatti finora. Sicuramente gli Stati Uniti si trovano in una posizione di forza rispetto all’Europa, con l’economia americana che si avvia verso un soft landing e quella europea che appare più in debito d’ossigeno. Nel Vecchio Continente le utility potrebbero prendere il posto delle banche nelle preferenze degli investitori. Guardando agli outlook delle diverse case d’affari, i prossimi mesi sembrano sorridere anche ai titoli di Stato, specie quelli con una duration più lunga che beneficerebbero della riduzione del costo del denaro. Eccezion fatta per l’oro, che appare ancora solido nelle preferenze degli operatori, le altre materie prime appaiono in questo momento influenzate dal successo delle politiche di sostegno economico messe in campo dalla Cina.
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