Aria di consolidamento a Wall Street
Dopo aver iniziato l’ottava con i nuovi massimi storici, gli indici americani hanno ingranato la retromarcia e vissuto una fase all’insegna delle prese di beneficio dopo il rally seguito alla vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali.
Dopo aver iniziato l’ottava con i nuovi massimi storici, gli indici americani hanno ingranato la retromarcia e vissuto una fase all’insegna delle prese di beneficio dopo il rally seguito alla vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali. A influenzare questo movimento ha contribuito anche l’approccio più falco della Fed. In un discorso di giovedì 14 novembre Jerome Powell ha detto di “non aver fretta” nel procedere ad altri tagli dei tassi di interesse. Formulato in modo diverso, questo approccio era già emerso nel corso della conferenza stampa tenuta in occasione del meeting del FOMC del 7 novembre. Approccio che forse era sfuggito al mercato, galvanizzato dal taglio di 25 punti base. Parole che però hanno subito avuto ripercussioni in questi giorni, con le aspettative di ulteriori tagli nel meeting di dicembre e di quelli del primo semestre 2025 che sono scese. Venerdì il consensus elaborato dal FedWatch Tool mostrava come solo il 55% degli analisti si aspetti un taglio di 25 punti base il prossimo 18 dicembre. Il giorno prima la percentuale era al 72,2%, un mese fa all’85,5%. Tra le tendenze in atto va infine registrata la de-corellazione borsistica tra America ed Europa: quando gli USA soffrono il Vecchio Continente si difende, quando gli Stati Uniti si muovono al rialzo l’Europa soffre
Appuntamenti Macro
Data | Appuntamenti in calendario |
Lunedì 18/11 |
L’ottava inizia con i dati sulla bilancia commerciale di Eurolandia e con l’aggiornamento statunitense sul sentiment dei costruttori edili. La BundesBank pubblica il suo report mensile e inizia il G20 di Rio de Janeiro |
Martedì 19/11 |
Nel corso della prima parte sarà la volta degli indici sulla bilancia delle partite correnti e sull’inflazione della Zona Euro in versione finale. Nel pomeriggio focus sui dati statunitensi su permessi di costruzione e avvio di nuovi cantieri. Oggi Termina il G20 di Rio de Janeiro. |
Mercoledì 20/11 |
Prima dell’avvio degli scambi in Europa è prevista la pubblicazione dei numeri sull’inflazione nel Regno Unito mentre nel corso della mattina la BCE pubblicherà il suo “Financial Stability Review”. |
Giovedì 21/11 | In agenda i dati statunitensi su nuove richieste di sussidio, manifatturiero nell’area di Philadelphia e vendite di case esistenti. Alle 16 Eurostat diffonde l’aggiornamento sul sentiment dei consumatori. |
Venerdì 22/11 |
In calendario i dati sulla fiducia dei direttori degli acquisti del manifatturiero e dei servizi, i famigerati PMI, di Regno Unito, Zona Euro e Stati Uniti. Previsti gli interventi di Christine Lagarde e di Joachim Nagel, rispettivamente n.1 della BCE e della BundesBank. |
PMI: buone nuove dagli USA?
La terza settimana del mese è quella dedicata agli importanti aggiornamenti sul sentiment dei direttori degli acquisti, i famigerati PMI (Purchasing Managers’ Index). Venerdì S&P Global diffonderà le versioni preliminari di alcuni dei più importanti indicatori macroeconomici a nostra disposizione, indici che da sempre sono in grado di anticipare le tendenze economiche e quindi di indirizzare le decisioni di operatori e policy makers. Nel caso di Eurolandia anche i numeri di novembre dovrebbero confermare l’andamento speculare del manifatturiero e del comparto dei servizi: il primo è atteso sotto quota 50 punti, quella che separa espansione e recessione dell’attività economica, mentre l’indice del terziario dovrebbe confermarsi in espansione. Per quanto riguarda l’economia britannica, entrambi i dati sono visti in territorio positivo mentre i numeri statunitensi dovrebbero replicare l’andamento a due velocità già visto nella Zona Euro, anche se in questo caso il manifatturiero è stimato in deciso miglioramento verso la quota spartiacque. Per quanto riguarda gli altri dati che saranno diffusi nell’ottava, martedì in calendario troviamo gli indici definitivi sull’inflazione europea di ottobre, mercoledì sarà la volta dei corrispondenti dati britannici e giovedì focus sul dato statunitense che misura le vendite di case esistenti. Venerdì sono previsti gli interventi di Christine Lagarde e di Joachim Nagel, rispettivamente n.1 della BCE e della BundesBank. Lunedì e martedì a Rio de Janeiro si riuniranno i leader del G20 mentre mercoledì l’appuntamento è con l’attesissima trimestrale di Nvidia.
Trump riaccende le small cap USA
Wall Street ha accolto con favore la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali dello scorso 6 novembre. S&P 500, Nasdaq 100 e Dow Jones si sono spinti ad aggiornare i massimi storici, confermando il trend ascendente in atto ormai da oltre 12 mesi. Chi ha approfittato del futuro insediamento alla Casa Bianca dell’esponente repubblicano è stato in particolar modo il Russell 2000. L’indice che raccoglie i 2.000 titoli più piccoli dell’indice Russell ha infatti trovato il modo per oltrepassare al rialzo la soglia psicologica dei 2.300 punti che ne bloccava le velleità rialziste negli ultimi mesi e che in generale da febbraio 2021 in poi aveva portato all’esaurimento del trend ascendente degli anni precedenti. Anni in cui alla Casa Bianca vi era proprio Donald Trump. Andando a osservare il comportamento del Russell 2000 durante il primo mandato di Trump ecco che si scopre che anche allora la vittoria alle elezioni del repubblicano portò a un rapido apprezzamento di questi titoli e alla rottura di quelli che allora erano i massimi storici. Nel periodo tra il 20 gennaio 2017- 20 gennaio 2021 l’indice delle small cap USA guadagno quasi 60 punti percentuali. A favorire il riposizionamento degli investitori verso questa tipologia di aziende sono le politiche economiche del prossimo Presidente americano. Oltre a una riduzione della tassazione del mondo corporate annunciata da Trump in campagna elettorale, a trainare le quotazioni contribuisce anche il programma di deregolamentazione che il futuro Presidente dovrebbe mettere in campo per aiutare le imprese focalizzate sul mercato interno. Un minor appeal delle aziende estere sul mercato americano a causa dei dazi sono un’altra leva a favore di queste aziende, capaci altresì di trarre giovamento da una politica monetaria della Fed meno stringente sul fronte dei tassi.
Certificati a leva su Russell 2000
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