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Tensioni geopolitiche e tassi: i mercati verso le elezioni USA

Vontobel Markets
7 ott 2024 | 4 Minuti di lettura

Dopo un settembre positivo e capace di andare contro a quella statistica che storicamente lo vede come il peggior mese dell’anno per i mercati finanziari, ottobre è iniziato all’insegna della volatilità. A innervosire gli investitori le notizie giunte dal Medio Oriente, con l’escalation dei rapporti tra Iran e Israele culminato per il momento con il bombardamento di martedì 1° ottobre.

Fonte dati Vontobel aggiornati alle 08:00 del 30/09/2024

Dopo un settembre positivo e capace di andare contro a quella statistica che storicamente lo vede come il peggior mese dell’anno per i mercati finanziari, ottobre è iniziato all’insegna della volatilità. A innervosire gli investitori le notizie giunte dal Medio Oriente, con l’escalation dei rapporti tra Iran e Israele culminato per il momento con il bombardamento di martedì 1° ottobre. Gli investitori si sono immediatamente cautelati sul mercato, andando a vendere le azioni e comprando oro e petrolio. Di fondo rimane tuttavia la politica monetaria a guidare la bussola degli operatori. Importanti per capire la traiettoria della Fed sono state le parole di Jerome Powell: il numero uno ha fatto capire che non vi saranno altri tagli da 50 punti base nei mesi a venire quanto piuttosto due tagli da 25 punti l’uno nel corso degli ultimi meeting del 2024. Uno scenario questo che ha trovato conferme anche nei dati del mercato del lavoro USA pubblicati venerdì. Dati che confermano la forza dell’economia a stelle e strisce e che portano gli investitori a prezzare uno scenario da soft landing piuttosto che da recessione. Certo, alle porte vi sono le elezioni presidenziali e questo tema potrebbe rubare la scena nelle prossime settimane.

Appuntamenti Macro

 
Data Appuntamenti in calendario

Lunedì 07/10

La nuova ottava inizia con gli ordini alle fabbriche tedesche. Dopo l’avvio degli scambi sarà la volta degli indici europei sulla fiducia degli investitori e sulle vendite al dettaglio.

Martedì 08/10

Alle 8 è in agenda il dato che misura l’andamento della produzione industriale tedesca mentre alle 12 sarà la volta dell’indicatore del sentiment delle piccole imprese statunitensi.
Mercoledì 09/10
Nella prima parte focus sul surplus commerciale tedesco mentre nel pomeriggio attenzione alle scorte di petrolio USA. La Fed diffonde le minute dell’ultima riunione.
Giovedì 10/10 Nel corso della mattina l’appuntamento è con il bollettino trimestrale della Bank of England mentre in corrispondenza del giro di boa la BCE pubblica i verbali dell’ultima riunione. Nel pomeriggio sarà invece la volta dell’inflazione statunitense a settembre e dell’aggiornamento sulle richieste di sussidio.

Venerdì 11/10

Dalla Gran Bretagna sono in arrivo gli indici che misurano la crescita dell’economia e l’andamento della produzione industriale. Negli USA focus sui prezzi alla produzione e sull’indice preliminare sul sentiment dei consumatori ad ottobre.

Sabato 12/10

riflettori puntati sui dati relativi l’inflazione ed i prezzi alla produzione in Cina.

 

Payrolls, inflazione UE e tanto altro

La doccia fredda arrivata da Nashville ha fatto crollare dal 50% al 35% le probabilità che nel meeting della Federal Reserve in calendario il prossimo 7 novembre assisteremo ad un nuovo taglio da 50 punti base. Nel corso di una conferenza nella capitale dello stato del Tennessee, Jerome Powell ha affermato che in futuro la Banca centrale statunitense probabilmente si atterrà a tagli dei tassi di interesse di un quarto di punto percentuale.”Non è un Comitato (di politica monetaria, ndr) che sente di avere fretta di tagliare i tassi rapidamente”, ha detto qualche giorno fa il chairman. “Saremo guidati dai dati in arrivo: se l’economia rallenterà più di quanto ci aspettiamo, allora potremo tagliare più rapidamente, se dovesse rallentare meno delle attese, ridurremo più lentamente”. Con le ultime indicazioni macroeconomiche che puntano sulla seconda opzione, gli operatori guardano con particolare attenzione ai numeri sull’andamento dei prezzi che arriveranno giovedì e venerdì: prima sarà la volta dei prezzi al consumo, poi di quelli alla produzione. Venerdì arriverà anche il primo dato riferito al mese di ottobre, ossia l’indice che misura il sentiment dei consumatori elaborato dall’Università del Michigan (versione preliminare). Diverse saranno anche le indicazioni macro relative al “grande malato” europeo, la Germania. Oggi si parte con gli ordini alle fabbriche, domani sarà la volta della produzione industriale e mercoledì della bilancia commerciale.

Frenare per accelerare

Il settore automotive da diversi mesi è in crisi, con il calo delle vendite e lo scarso appeal delle auto elettriche che sta mettendo in discussione le strategie delle case automobilistiche e parallelamente le quotazioni borsistiche. Sul mercato le vendite traballano, tanto in Europa quanto in America. Non lo scenario migliore per affrontare le sfide strutturali poste dall’avanzata della Cina da un lato e dal Green Deal europeo dall’altro. Il profit warning di lunedì scorso di Stellantis ha posto l’accento proprio su queste tematiche. Quella legata all’automotive appare così sempre più una partita politica, non solo industriale. Negli ultimi mesi le case automobilistiche hanno iniziato a rivedere i loro piani di investimento sul fronte elettrico. La road map che dovrebbe portare allo stop alle vendite di veicoli alimentati a benzina o a diesel appare in discussione, tanto in Europa che in America. Nei giorni scorsi nel pieno della campagna elettorale, il candidato repubblicano Donald Trump ha dichiarato che in caso di elezione alla Casa Bianca nessuno Stato potrà vietare le auto o i camion a benzina. In Europa a settembre l’ACEA, l’Associazione delle Case Automobilistiche Europee, ha esortato la Commissione ad anticipare gli obiettivi di revisione del piano 2035 previsti per il 2026. Un invito colto dal Governo italiano ma per ora rigettato da quello tedesco. Lo stato attuale delle case automobilistiche europee, con il rischio di chiusure di impianti e numerosi licenziamenti per far fronte al calo delle vendite, potrebbe tuttavia portare a una convergenza di interessi. Il rischio è che l’industria subisca multe miliardarie dal 2025. Uno scenario che non avrebbe vincitori e distoglierebbe ulteriori risorse alla sfida concorrenziale posta dalla Cina. Meglio frenare ora, per accelerare in futuro.

Stellantis, grafico a 1 anno. Dati aggiornati alle 08:30 del 07/10/2024
Stellantis, grafico a 5 anni. Dati aggiornati alle 08:30 del 07/10/2024

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