Wall Street: la riscossa delle piccole capitalizzazioni
L’ultima è stata una settimana di sofferenza per Wall Street. In scia di indicazioni trimestrali che non sono riuscite pienamente a convincere gli operatori, più salgono le valutazioni più questo compito diventa difficile, la settimana delle Borse USA è stata caratterizzata da forti vendite.
L’ultima è stata una settimana di sofferenza per Wall Street. In scia di indicazioni trimestrali che non sono riuscite pienamente a convincere gli operatori, più salgono le valutazioni più questo compito diventa difficile, la settimana delle Borse USA è stata caratterizzata da forti vendite. Anche se migliori delle stime, gli aggiornamenti arrivati dal fronte macroeconomico non sono riusciti ad invertire la rotta perché, come abbiamo imparato negli ultimi mesi, un miglioramento del contesto macro (la stima flash del PIL del secondo trimestre ha evidenziato un +2,8%, un dato decisamente superiore al +2% delle stime e doppio rispetto ai primi tre mesi dell’anno) non fa che allontanare i tanto desiderati, ormai famigerati, tagli dei tassi. Il refrain “Bad News Is Good News”, cattive notizie dal punto di vista economico rappresentano novità positive in termini di politica monetaria, non può essere applicato al Russell 2000, l’indice che raggruppa le società a piccola capitalizzazione, in netta controtendenza con un rialzo settimanale vicino ai 2 punti percentuali che porta la performance mensile a quota 9% (-1,5% per lo S&P 500, -3,8% del Nasdaq). In Europa, i PMI hanno confermato la debolezza del settore manifatturiero e la moderata espansione dei servizi, e le indicazioni in arrivo dai conti societari hanno confermato questa view.
Appuntamenti Macro
Data | Appuntamenti in calendario |
Lunedì 29/07 |
In avvio di settimana focus sui dati tedeschi che misurano i prezzi delle importazioni e le vendite al dettaglio. |
Martedì 30/07 |
Oggi è il giorno dei numeri preliminari sull’andamento dell’inflazione in Germania e Spagna e dei dati, sempre in versione “flash”, sulla crescita economica di Eurolandia. Nel pomeriggio sono attesi gli indici USA su prezzi delle abitazioni, fiducia dei consumatori e offerte di lavoro. |
Mercoledì 31/07 |
Nella notte giungeranno gli aggiornamenti sull’inflazione australiana, gli indici PMI cinesi e la decisione della Bank of Japan. In Europa focus sull’andamento dei prezzi al consumo mentre dagli USA è in arrivo la stima ADP sulle buste paga nel settore privato. In agenda anche il PMI Chicago e l’indice dei compromessi immobiliari. In serata è previsto il meeting del board della Fed. |
Giovedì 01/08 | È il giorno degli indici PMI manifatturieri di Eurolandia, Gran Bretagna e Stati Uniti in versione definitiva. A Londra si riunisce il board della Bank of England. |
Venerdì 02/08 |
Focus sui dati italiani relativi l’andamento delle vendite al dettaglio e la produzione industriale. Nel pomeriggio saranno pubblicati gli aggiornamenti sul mercato del lavoro statunitense. |
Settimana ricca di appuntamenti
Settimana particolarmente ricca di eventi quella che inizia oggi. Guardando ai meeting delle Banche centrali, c’è grande attesa per la riunione del board della Bank of Japan. Mercoledì l’istituto guidato da Kazuo Ueda potrebbe annunciare un nuovo rialzo dei tassi e presentare un piano di riduzione degli acquisti di asset. Lo stesso giorno la Fed non dovrebbe invece modificare il proprio assetto monetario, ma comunque sono attese indicazioni su quelle che saranno le prossime mosse, mentre giovedì i tassi inglesi, che erano stati i primi a salire una volta terminata la pandemia, dovrebbero registrare il primo taglio dal marzo 2020 passando dal 5,25%, livello massimo da 16 anni, al 5%. Oltre ai meeting delle Banche centrali saranno parecchi gli aggiornamenti sul fronte macroeconomico: domani sarà la volta dei dati sulla crescita economica di Eurolandia e sui prezzi delle abitazioni statunitensi mentre mercoledì sarà il turno dell’inflazione europea. Giovedì arriveranno i dati finali sul sentiment dei direttori degli acquisti del manifatturiero della Zona Euro, della Gran Bretagna e degli Stati Uniti mentre in chiusura di settimana attenzione ai dati italiani su vendite al dettaglio e produzione industriale ed agli aggiornamenti statunitensi sull’andamento del mercato del lavoro USA. A Wall Street è l’ottava in cui Microsoft, Meta, Apple e Amazon alzeranno il velo sui conti, in Europa sarà la volta dei risultati di L’Oreal, Telefonica, Shell e Volkswagen mentre a Piazza Affari focus sulle trimestrali di Intesa Sanpaolo, Poste Italiane, Leonardo, Mediobanca e Pirelli.
Tesla: il dilemma del margine
È stata una settimana negativa in Borsa per Tesla, con la casa automobilistica che dopo la diffusione dei risultati trimestrali ha visto le proprie quotazioni scendere in poche ore del 12%. Nel periodo aprile- giugno Tesla ha visto i ricavi crescere del 2,3% rispetto al secondo trimestre 2023 a 25,50 miliardi di dollari, meglio del consensus degli analisti posto a 24,77 miliardi. L’EPS rettificato è stato di 52 centesimi per azione, il 42,86% in meno dei 91 centesimi di 12 mesi prima e nella parte bassa del range (45- 87 cents) atteso dal mercato. A favorire le vendite sono stati soprattutto il rinvio del lancio dei robotaxi da agosto a ottobre e la marginalità. Escludendo i crediti normativi, Tesla ha registrato un margine lordo del settore automobilistico del 14,6%. Sotto il 16,29% stimato dal mercato e peggior dato degli ultimi 5 anni. Il calo della marginalità cela diverse criticità su cui il mercato sta riflettendo. La contrazione dei margini è infatti diretta conseguenza dei ripetuti cali dei prezzi decisi negli ultimi mesi da Musk. Decisione presa per rilanciare le vendite, con un mercato che nonostante ciò permane in una fase di stagnazione. Una scelta che tuttavia potrebbe non bastare per rilanciare nel lungo periodo le vendite. La concorrenza sempre più agguerrita delle case automobilistiche cinesi (basti pensare a BYD, a Geely, a Nio Motors, a XPeng o a Li Auto) e i possibili tagli agli incentivi riservati alle auto elettriche qualora a vincere le prossime elezioni statunitensi fosse Donald Trump sono i due fattori principali di rischio. Dietro al calo delle consegne riportato nell’ultimo trimestre, così come in quello precedente, vi è peraltro la mancanza di nuovi modelli a prezzi accessibili. Una produzione che nei piani di Tesla (piani che, come nel caso dei robotaxi, spesso negli anni hanno spesso registrato ritardi) dovrebbe iniziare nel primo semestre del 2025.
Il Certificato d’Investimento e a Leva su Tesla
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