Weekly Note
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I missili non spaventano, Powell sì

Vontobel Markets
22 apr 2024 | 4 Minuti di lettura

Il mese di aprile non è iniziato bene per le Borse internazionali. Dopo l’euforia del primo trimestre 2024, nelle ultime settimane i mercati hanno iniziato a porre la loro attenzione sulle prossime mosse delle Banche centrali.

Tabella Weekly

Il mese di aprile non è iniziato bene per le Borse internazionali. Dopo l’euforia del primo trimestre 2024, nelle ultime settimane i mercati hanno iniziato a porre la loro attenzione sulle prossime mosse delle Banche centrali. Se durante la scorsa settimana sono arrivate nuove conferme che la BCE è pronta a tagliare i tassi nel corso della riunione di giugno, e in questa direzione si inseriscono anche i dati sull’inflazione di marzo, diverso è il discorso per quanto riguarda la FED. Jerome Powell è stato costretto ad ammettere che i dati arrivati nel 2024 non sono riusciti a sostenere la tesi di un ritorno al target dell’inflazione in tempi brevi. Per il mercato questo è bastato per mettere in dubbio che già a giugno la Banca centrale americana possa sforbiciare il costo del denaro. Le parole hanno portato a un’immediata reazione negativa delle Borse USA, con l’indice tecnologico inevitabilmente più penalizzato. Sul fronte opposto sono tornati a salire i rendimenti dei titoli di Stato americani. Le vicissitudini geopolitiche che hanno messo in contrapposizione Israele ed Iran non hanno scosso più di tanto i mercati, confermando ancora una volta come in questa fase siano sempre le Banche centrali a guidare le scelte degli operatori.

Appuntamenti Macro

 
Data Appuntamenti in calendario

Lunedì 22/04

In avvio di settimana focus sui tassi cinesi LPR (Loan Prime Rate) a uno ed a cinque anni e sull’indice che misura il sentiment dei consumatori europei.

Martedì 23/04

Oggi è il giorno dei PMI, gli indici che tastano il polso ai direttori degli acquisti, di Zona Euro, Gran Bretagna e Stati Uniti. Per quanto riguarda la prima economia, attenzione anche alle vendite di nuove case ed all’indice manifatturiero di Richmond.
Mercoledì 24/04
Alle 10 sarà la volta dell’indice tedesco IFO mentre nel pomeriggio gli USA saliranno in cattedra con i numeri su ordini di beni durevoli e sulle scorte di petrolio.
Giovedì 25/04 La BCE pubblica il suo Bollettino mensile mentre il Bureau of Economic Analysis statunitense diffonde i dati sulla crescita economica del primo trimestre. Da Oltreoceano arriveranno anche gli aggiornamenti su nuove richieste di sussidio e compromessi immobiliari.

Venerdì 26/04

Nella notte europea focus sul dato giapponese che misura l’inflazione nell’area di Tokyo e sulla decisione della Bank of Japan. La BCE diffonde invece i dati su offerta di moneta M3 e sui prestiti ai privati mentre negli USA saranno diffusi i numeri relativi ai prezzi al consumo in versione PCE, ai redditi ed alle spese dei consumatori.

 

Indici PMI sotto i riflettori

Con le principali Banche centrali in modalità “data-dependant”, capire il reale stato di salute di un’economia è fondamentale per stimare quelle che saranno le future mosse dei policy maker. Tra i dati più seguiti per tastare il polso alla congiuntura economica ci sono i PMI. Acronimo di Purchasing Managers’ Index, si tratta di indici in grado di fotografare con grande precisione il sentiment di un’economia perché in grado di riflettere la capacità di acquisizione di beni e servizi, tenendo conto di nuovi ordini, produzione, occupazione, consegne e scorte. Domani S&P Global diffonderà i dati preliminari sul PMI di Zona Euro, Gran Bretagna e Stati Uniti. Nel caso di Eurolandia, l’indice del manifatturiero è da quasi due anni (dal giugno 2022, per la precisione) che quota sotto la fatidica soglia dei 50 punti, quella che separa espansione e recessione dell’attività economica, mentre il PMI servizi si è riportato in territorio espansivo a febbraio 2024. Sopra quota-50 anche i numeri relativi al Regno Unito e quelli statunitensi. Ma non solo PMI: nel corso della settimana arriverà anche l’indice tedesco IFO (mercoledì) ed i dati USA su vendite di case nuove (martedì), beni durevoli (mercoledì), Pil (giovedì) e indice dei prezzi PCE (venerdì). Al contempo, la stagione delle trimestrali USA va avanti (Factset stima che l’utile netto delle società facenti parte dello S&P 500 salirà di “almeno” il 7% annuo). Nella settimana che inizia oggi l’appuntamento è con i numeri di Visa, Tesla, GE, UPS, Meta Platforms, Qualcomm, Microsoft, Alphabet, Amazon, Intel, Exxon e Chevron.

Utility, il taglio tassi l’assist per correre in Borsa

Dopo alcuni mesi di negatività e di sottoperformance, in Borsa potrebbe essere arrivato il momento di puntare sulle utility europee. Diversi gli elementi che appaiono a favore del comparto. In primis le prospettive di politica monetaria della Banca Centrale Europea. Salvo eventi straordinari, la BCE dovrebbe tagliare il costo del denaro a giugno. In questa direzione vanno tanto le dichiarazioni di Christine Lagarde che di altri numerosi esponenti di spicco dell’istituto centrale basato a Francoforte. Gli stessi dati dell’inflazione usciti la scorsa settimana non fanno che rafforzare questo scenario. Tassi più bassi significa dunque un minor costo del debito. Le utility hanno storicamente livelli di debito elevati e il mercato potrebbe così procedere a un re-pricing del settore con un costo del denaro inferiore. Vi sono tuttavia altri elementi indiretti che favoriscono una visione costruttiva sul settore. Le utility riconoscono generosi dividendi ai propri azionisti e un calo dei rendimenti dei titoli di Stato dovuti a una politica monetaria accomodante da parte della BCE non farebbe che rendere ancora più attraenti i rendimenti delle aziende di questo settore. La stabilità dei dividendi, così come la resilienza alle diverse fasi del ciclo economico, sono fattori in grado di far aumentare lo spazio in portafoglio destinato alle utility. La transizione energetica, l’elettrificazione dell’economia e la remunerazione delle RAB, acronimo di Regulatory Asset Base, basate sugli investimenti compiuti dalle aziende negli ultimi anni sono altresì elementi di traino potenziale per l’intero settore. Se infine si fa una riflessione relativa ai multipli, ecco che la mancata corsa in Borsa di questi mesi ha reso attraenti queste aziende anche da un punto di vista fondamentale, con i P/E delle blue chips che passano di mano a multipli assolutamente interessanti.

Enel, grafico a 1 anno. Fonte dati Bloomberg aggiornati alle 08:30 del 22/04/2024
Enel, grafico a 5 anni. Fonte dati Bloomberg aggiornati alle 08:30 del 22/04/2024

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