Weekly Note
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Taglio o non taglio, questo è il dilemma

Vontobel Markets
8 apr 2024 | 4 Minuti di lettura

In attesa di capire cosa farà la BCE la prossima settimana, con i banchieri centrali europei che difficilmente agiranno sulla leva dei tassi, i mercati azionari globali hanno vissuto una settimana nervosa e condizionata dalle prospettive monetarie della FED.

Tabella Weekly

L’economia statunitense ha dato ancora una volta prova di forza, con gli ordini di fabbrica e i dati del mercato del lavoro che appaiono incoerenti con un quadro di rallentamento dell’economia. Da qui i dubbi sul fatto che effettivamente la Federal Reserve possa sforbiciare tre volte il costo del denaro entro fine anno. Se Loretta Mester e Mary Daly, membri votanti del FOMC, hanno confermato di aspettarsi tre riduzioni, non è dello stesso avviso BlackRock. Per l’asset manager i tagli potrebbero esser solo due. Ancor più risoluto è stato Neel Kashkari. Il Presidente della Fed di Minneapolis ha esplicitamente detto che i tagli dei tassi potrebbero non essere affatto necessari nel 2024. Un’incertezza sui tempi e sui modi che sembra aver iniziato ad infastidire il mercato, specie dopo il trimestre record appena passato. A contribuire a portare qualche ombra sui listini anche l’andamento delle materie prime, con i rialzi che se consolidati nel corso delle prossime settimane potrebbero far riflettere gli operatori sulle prospettive della curva dell’inflazione.

Appuntamenti Macro

 
Data Appuntamenti in calendario

Lunedì 08/04

IIn avvio di settimana focus sui dati tedeschi relativi alla produzione industriale e alla bilancia commerciale. Alle 10:30 focus sull’indice di fiducia degli investitori misurato da Sentix.

Martedì 09/04

Prima dell’avvio degli scambi in Europa sono in agenda i numeri giapponesi su fiducia dei consumatori e ordinativi di macchinari. Dagli USA è in arrivo il NFIB, l’indice che registra il sentiment delle piccole imprese.
Mercoledì 10/04
L’Istat alle 10 diffonde l’indice delle vendite al dettaglio mentre dagli USA sono in calendario le indicazioni sull’andamento dell’inflazione a marzo. Si riuniscono i board delle Banche centrali di Nuova Zelanda e Canada e la Fed pubblica le minute dell’ultima riunione.
Giovedì 11/04 Attenzione ai dati cinesi sui prezzi alla produzione ed al consumo, all’indice della produzione industriale italiana ed alla combo statunitense rappresentata dai prezzi alla produzione e dalle nuove richieste di sussidio. È il giorno del meeting della BCE.

Venerdì 12/04

Nella notte europea sarà diffuso l’aggiornamento sulla bilancia commerciale cinese mentre prima dell’apertura delle contrattazioni in Europa sarà la volta dell’inflazione tedesca e del Pil britannico. Nel pomeriggio dagli USA giungerà l’indice preliminare sul sentiment dei consumatori (Università del Michigan).

 

Inflazione USA e BCE in focus

Due i grandi appuntamenti in calendario nella settimana che inizia oggi. Il primo è in agenda mercoledì: alle 14:30 italiane il Bureau of Labor Statistics diffonderà i numeri relativi l’andamento dei prezzi al consumo statunitensi nel mese di marzo. Al 3,2% ed al 3,8% a febbraio, l’indice completo e quello “core” (calcolato cioè al netto delle componenti più volatili) dovranno far registrare un calo per convincere i membri della Fed che la prima economia necessita di un taglio dei tassi. La scorsa settimana le parole di Neel Kashkari hanno fatto molto rumore: secondo il presidente della Federal Reserve Bank di Minneapolis, se il quadro macroeconomico non dovesse mutare, è probabile che non ci sarà neanche un taglio dei tassi di interesse nel 2024. Per il secondo appuntamento ci spostiamo nel Vecchio continente perché giovedì è in agenda il meeting della BCE. Dopo che diversi membri del board hanno indicato la riunione del 6 giugno come quella in cui verrà varata l’attesissima riduzione del costo del denaro, ultima in ordine di tempo è stata la presidente Christine Lagarde, l’appuntamento di questa settimana servirà per capire le reali intenzioni dell’istituto con sede a Francoforte. In calendario ci sono anche i meeting della Reserve Bank of New Zealand e della Bank of Canada, entrambi previsti per mercoledì. Tra gli altri appuntamenti della settimana troviamo la produzione industriale tedesca (lunedì), l’inflazione cinese (giovedì) e l’indice di fiducia dei consumatori USA (venerdì). Venerdì è prevista una riunione del Consiglio Economia e Finanza (Ecofin).

Oro, un rally all’insegna della geopolitica

La scorsa settimana le quotazioni dell’oro hanno superato per la prima volta i 2.300 dollari l’oncia, confermando quel trend rialzista che ha preso vigore e consistenza nel primo trimestre 2024. Dopo una fase di lateralità che ne ha contraddistinto i prezzi dalla primavera 2020, il metallo prezioso sembra ora intenzionato a recuperare quel terreno perduto proprio quando l’inflazione è esplosa su scala internazionale. Il gold aveva infatti perso un pò del suo appeal tra gli investitori anche a causa della competizione derivante dal rialzo dei tassi di interesse riconosciuti dall’universo obbligazionario. In un momento in cui le banche centrali sembrano intenzionate a iniziare una fase di allentamento monetario, il peso di questa concorrenza si è fatto meno ingombrante. Se dietro ai recenti movimenti di mercato vi sono dunque anche questioni di asset allocation, vi è però un elemento strutturale che sta sostenendo le quotazioni dell’oro: gli acquisti delle Banche centrali, in particolar modo quelle dei Paesi emergenti. L’anno scorso gli istituti centrali hanno acquistato 1.037 tonnellate d’oro, un quantitativo appena inferiore al massimo storico del 2022. I dati del World Gold Council indicano la Cina come il principale acquirente di oro nel 2023. Da 16 mesi la People’s Bank of China sta incrementando la sua posizione sul metallo prezioso e secondo gli ultimi dati ora possiede circa 2.257 tonnellate. Lo stock la colloca al sesto posto a livello mondiale dietro a USA, Germania, Italia, Francia e Russia. Ad esclusione degli Stati Uniti che guidano ampiamente la classifica con oltre 8.133 tonnellate, le altre nazioni potrebbero essere superate già nei prossimi mesi. Dietro a questi acquisti vi sono questioni geopolitiche, in particolar modo la volontà di Pechino di affrancarsi dal dominio planetario del dollaro. Proprio il percorso di de-dollarizzazione che alcuni Stati sono intenzionati a portare avanti si inserisce in questo contesto.

Oro, grafico a 1 anno. Fonte dati Bloomberg aggiornati alle 08:30 del 08/04/2024
Oro, grafico a 5 anni. Fonte dati Bloomberg aggiornati alle 08:30 del 08/04/2024

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