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Wall Street: nuovi massimi, nuovi timori

Vontobel Markets
19 feb 2024 | 4 Minuti di lettura

Nuovi massimi storici a Wall Street per i principali indici di Borsa, in una settimana che tuttavia ha vissuto a due velocità. Un avvio di ottava frizzante e un umore generale propositivo e un prosieguo che si è fatto meno solido dopo i dati dei prezzi al consumo USA riferiti al mese di gennaio che hanno lasciato più di una preoccupazione tra gli investitori.

Tabella Weekly

Se da un lato il dato dell’inflazione statunitense non fa che confermare la resilienza dell’economia a stelle e strisce, dall’altro sembra allontanare il primo taglio dei tassi da parte della Fed. E sono stati proprio gli indici di Borsa più sensibili a questo tema, Nasdaq e Russell 2000, a uscirne maggiormente penalizzati sul fronte delle vendite. In un contesto in cui oggettivamente i risultati aziendali hanno mostrato ancora una volta una generale solidità, la leva dei tassi rappresenta sempre una variabile capace di portare nervosismo sui mercati. Specie se sui massimi di sempre. E se il dollaro ha avuto modo di rafforzarsi ulteriormente, con il Dollar Index in rialzo da 7 settimane, a uscirne sconfitto in questo scenario di mercato è apparso l’oro. Il bene che per eccellenza dovrebbe offrire protezione dall’inflazione soffre da un lato la concorrenza del Bitcoin, dall’altro i rendimenti offerti tanto dai titoli obbligazionari che dai munifici dividendi del mondo corporate.

Appuntamenti Macro

 
Data Appuntamenti in calendario

Lunedì 19/02

La settimana inizia con l’indice che misura gli investimenti diretti in Cina e
con il report mensile della BundesBank. I listini statunitensi sono chiusi in occasione del Presidents’ Day.

Martedì 20/02

Dalla Cina è in arrivo l’aggiornamento sui tassi dei prestiti a 1 e 5 anni
mentre nel corso della mattina è in calendario il saldo della bilancia delle partite correnti di Eurolandia.
Mercoledì 21/02
Nel corso della seconda parte focus sul sentiment dei consumatori di
Eurolandia mentre in serata saranno diffuse le “minutes” dell’ultimo meeting della Fed.
Giovedì 22/02 Oggi è il giorno degli indici PMI in versione preliminare, quelli che misurano il sentiment dei direttori degli acquisti, di Zona Euro, Regno Unito e Stati Uniti. Sempre per quanto riguarda la prima economia, focus sulle nuove richieste di sussidio e sulle vendite di case esistenti. La BCE pubblica i verbali dell’ultima riunione.
Venerdì 23/02 In chiusura di settimana i riflettori saranno puntati sulla Germania: alle 8
è in calendario l’aggiornamento sulla crescita economica, alle 10 sarà la volta dell’indice IFO mentre alle 11 il governatore Joachim Nagel presenterà il report annuale della BundesBank.

 

Arrivano i PMI e le Minute

Come ogni terza settimana del mese, quella che inizia oggi sarà caratterizzata dalle indicazioni relative al sentiment dei direttori degli acquisti. Giovedì sono in calendario i PMI in versione preliminare - per i dati definitivi occorrerà attendere il 1° marzo - relativi il settore manifatturiero ed il comparto dei servizi di Zona Euro, Stati Uniti e Regno Unito. Nel caso di Eurolandia, i dati dovrebbero confermarsi sotto quella soglia dei 50 punti che separa espansione e recessione dell’attività economica. I PMI statunitensi sono stimati in espansione mentre nel caso del Regno Unito alla debolezza del manifatturiero dovrebbe fare da contraltare la forza del terziario. Giovedì sarà inoltre la volta dei dati definitivi sull’andamento dei prezzi al consumo di Eurolandia a gennaio mentre venerdì focus sull’indice tedesco IFO, quello che misura il sentiment degli operatori economici della prima economia europea. Dal fronte Banche centrali, mercoledì e giovedì saranno diffusi i verbali delle ultime riunioni di Federal Reserve e BCE: alla luce di prezzi che fanno fatica a completare l’ultimo miglio in direzione del target del 2%, la sensazione è che l’istituto europeo sarà il primo ad abbassare il costo del denaro. Probabilmente Joachim Nagel, il n.1 della BundesBank che parlerà venerdì in occasione del report annuale dell’istituto tedesco, non la pensa così. Sempre in tema di banche centrali, domani dalla Cina arriverà l’aggiornamento dei tassi sui prestiti a 1 e 5 anni.

Automotive, più denaro per i soci

Le vendite crescono ma non ai ritmi sperati. La competizione cinese, attuale ma soprattutto prospettica, preoccupa, specie per i veicoli di fascia bassa. Ed ecco allora che le case automobilistiche occidentali iniziano a interrogarsi sulle auto elettriche. Non sul loro futuro, con la transizione energetica che permane centrale in tutti i progetti, ma sull’entità delle risorse da destinare alle rispettive divisioni di Ricerca e Sviluppo (R&D). Tra accordi con le società minerarie e l’apertura di più di una casa automobilistica all’avvio di collaborazioni sul fronte dello sviluppo congiunto di batterie elettriche per ridurre i costi, la tendenza che sembra delinearsi
a livello generale è quella di una riduzione delle spese destinate ai veicoli elettrici. Dopo aver pubblicizzato per anni sforzi di sviluppo multimiliardari per i veicoli elettrici, ora le case automobilistiche stanno liberando le risorse che avevano accantonato.
Guardando solo alla scorsa settimana, Renault e Stellantis hanno annunciato l’intenzione di restituire liquidità agli investitori tramite corposi buyback e dividendi più mugnifici. Non si tratta ovviamente di una tendenza delle sole case automobilistiche europee. In questo caso basti pensare all’americana Ford, che ha annunciato la restituzione agli azionisti di circa 720 milioni di dollari sotto forma di un dividendo speciale di 18 centesimiper azione. Considerando i multipli di mercato cui scambiano le azioni delle case automobilistiche, questo cambio di rotta ha portato gli investitori ad apprezzare in modo significativo le decisioni del management con quotazioni schizzate all’insù verso massimi di periodo o addirittura storici. Perché se la Cina preoccupa nel lungo termine, nel presente certi ritorni non possono passare inosservati agli investitori.

Stellantis, grafico a 1 anno. Fonte dati Bloomberg aggiornati alle 08:30 del 19/02/2024
Stellantis, grafico a 5 anni. Fonte dati Bloomberg aggiornati alle 08:30 del 19/02/2024

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