Weekly Note
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Inflazione USA e rischi geopolitici in calo: i mercati festeggiano

Vontobel Markets
20 nov 2023 | 4 Minuti di lettura

Come da attese, la scorsa settimana è stata caratterizzata dalle indicazioni arrivate dall’inflazione USA: il dato di ottobre, che ha evidenziato una contrazione maggiore delle stime, ha avallato la view secondo cui non assisteremo a nuovi rialzi dei tassi. Inoltre, se la discesa dei prezzi dovesse accompagnarsi ad un indebolimento della prima economia, nel 2024 la Fed potrebbe iniziare ad allentare le condizioni monetarie.

Tabella Weekly

Secondo il CME FedWatch Tool, c’è il 35% di possibilità che il primo taglio dei tassi arrivi a marzo ed il 50% che sia varato a maggio. A fine 2024, l’ipotesi che riscuote le maggiori probabilità di realizzazione è quella di tassi nel range 4,25-4,5%, un punto percentuale al di sotto del livello attuale. Dopo i segnali confortanti arrivati dal meeting tra il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e quello cinese Xi Jinping, buone nuove dal fronte geopolitico sono giunte anche dalle dichiarazioni di importanti funzionari iraniani, che si sono detti sorpresi dall’attacco di Hamas ad Israele. La prudenza iraniana sembrerebbe il miglior antidoto per evitare che l’area del conflitto si estenda all’intera regione. In un simile contesto, le piazze finanziarie ed i prezzi dei bond sono tornati a salire ed il biglietto verde ha perso terreno.

Appuntamenti Macro

 
Data Appuntamenti in calendario

Lunedì 20/11

La settimana inizia con i “Prime Rate” cinesi a 1 e 5 anni. Per quanto riguarda la Germania, attenzione ai prezzi alla produzione ed al report della BundesBank. In serata sarà la volta dell’intervento del n.1 della Bank of England, Andrew Bailey.

Martedì 21/11

Oggi è il giorno dei dati sulle vendite di case esistenti negli Stati Uniti e del discorso che Christine Lagarde terrà nel corso di un incontro a Berlino. In serata la Fed diffonderà i verbali dell’ultimo meeting.
Mercoledì 22/11
La BCE pubblica il suo “Financial Stability Review” e la Bank of England le minute dell’ultima riunione. Nel pomeriggio attenzione ai dati USA su nuove richieste di sussidio di disoccupazione e ordini di beni durevoli.
Giovedì 23/11 Oggi è il giorno degli indici PMI preliminari di Gran Bretagna e Zona Euro relativi il settore manifatturiero e quello dei servizi. La BCE pubblica i verbali della riunione del 26 ottobre. Negli Stati Uniti si festeggia il Giorno del Ringraziamento.
Venerdì 24/11 L’inflazione giapponese, l’indice tedesco IFO ed i PMI statunitensi rappresentano i dati più importanti del giorno.
Domenica 26/11 Meeting Opec.

È il turno degli indici PMI

Come da copione, l’inizio della seconda parte del mese è caratterizzato dalle indicazioni relative al sentiment dei direttori degli acquisti in versione preliminare (per i dati definitivi occorrerà attendere il 1° dicembre). Giovedì sarà la volta dei PMI (Purchasing Managers’ Index), manifatturieri e servizi, di Eurolandia e Regno Unito mentre venerdì -con un giorno di ritardo a causa della festività del Ringraziamento- sarà la volta dei dati statunitensi: nei primi due casi gli indici sono lontani da quella soglia dei 50 punti che separa espansione e recessione dell’attività economica mentre Oltreoceano i PMI sono già tornati in territorio espansivo. Per quanto riguarda gli altri dati della settimana, mercoledì attenzione ai numeri statunitensi su nuove richieste di sussidio e ordini di beni durevoli ed alla fiducia dei consumatori europei. Venerdì sono in calendario i prezzi al consumo nipponici e l’indice tedesco IFO, quello che tasta il polso agli operatori economici della prima economia europea. Domenica 26 novembre inizierà il meeting dell’Opec. Dal fronte banche centrali, la settimana inizierà con i “Prime Rate” cinesi a 1 e 5 anni e con il report mensile della Banca centrale tedesca, la BundesBank. Martedì focus sulle parole che saranno pronunciate da Christine Lagarde nel corso di un intervento a Berlino. Domani attenzione anche alle minute dell’ultima riunione del FOMC (il braccio operativo della Federal Reserve), mercoledì sarà la volta dei verbali della Bank of England e giovedì sarà il turno della BCE.

L’inflazione USA soffia sul rally di Natale

Dalla discesa dei rendimenti dei Treasury è arrivata nuova linfa per i listini statunitensi. Il calo dell’inflazione USA ha azzerato le probabilità di ulteriori rialzi dei tassi e fatto partire le scommesse su quando assisteremo al primo allentamento del costo del denaro da parte della Fed. In un contesto in cui le vendite al dettaglio si confermano toniche, il mercato del lavoro è particolarmente solido ed i conti delle aziende sono in salute (nel terzo trimestre il margine di profitto tra le società dello S&P500 si è attestato all’11,7%, contro l’11,6% dei precedenti tre mesi), gli investitori azionari hanno messo in campo acquisti e ricoperture di breve che potrebbero rappresentare l’inizio dei rialzi che in genere caratterizza le settimane che conducono al Natale. Negli ultimi 20 anni, nel periodo che va da oggi alla fine dell’anno, lo S&P500 ha evidenziato un andamento rialzista nell’85% dei casi, con un ritorno medio che ha superato i 4 punti percentuali. Nel caso del Nasdaq i due dati si attestano rispettivamente al 65% ed al 5,3%. Un altro elemento che gioca a favore del rally di Natale è rappresentato dal lieve allentamento delle tensioni geopolitiche: da un lato il conflitto russo-ucraino sembrerebbe destinato a proseguire per molto tempo e dall’altro le ostilità in Medio-Oriente potrebbero restare circoscritte grazie alla volontà iraniana di restare in disparte. Buone nuove nelle ultime sedute sono arrivate anche dall’incontro tra Biden e Xi. Molto dipenderà, come spesso ci ricordano i banchieri centrali, dai dati: se le indicazioni macro continueranno ad essere “Fed-friendly”, i rendimenti dei Treasury proseguiranno la loro discesa e le ricoperture, unite agli acquisti degli istituzionali (che restano sottopesati), saranno in grado di spingere i titoli nell’ultima parte dell’anno.

Indice S&P 500, grafico a 1 anno. Fonte dati Bloomberg aggiornati alle 12:30 del 17/11/2023
Indice S&P 500, grafico a 5 anni. Fonte dati Bloomberg aggiornati alle 12:30 del 17/11/2023

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