Powell tira il freno dell’ottimismo
L’ottimismo con cui i mercati hanno reagito ai recenti meeting di BCE e Fed ha portato i rispettivi governatori centrali a tirare un po’ il freno. Si possono leggere così le parole di Christine Lagarde in occasione di un evento organizzato dal Financial Times. Nella stessa direzione vanno quelle di poche ore prima di Jerome Powell. Il numero uno della Fed ha sottolineato come la Banca centrale USA non esiterà ad alzare i tassi di interesse se sarà opportuno farlo.
Il FedWatch Tool del CME Group mostra tuttavia come il mercato si attenda una fase di stabilità del costo del denaro fino alla primavera del 2024, con la finestra compresa tra marzo e giugno che potrebbe portare al primo taglio dei tassi. Un periodo temporale che anche in questo caso si lega allo scenario delineato da Christine Lagarde. Il Governatore europeo ha dichiarato che ci vorranno più di due trimestri prima che la BCE inizi a tagliare i tassi. Calendario alla mano, il mercato ha dunque cerchiato in rosso i meeting di aprile e giugno 2024. Alle parole dei due banchieri centrali ha fatto seguito un naturale innalzamento dei rendimenti obbligazionari e contestualmente una riduzione degli indici di Borsa. Dopo i rialzi della scorsa settimana, un’altrettanto salutare frenata per smussare l’ottimismo.
Appuntamenti Macro
Data | Appuntamenti in calendario |
Lunedì 13/11 |
La settimana inizia con le nuove stime sull’andamento dell’economia di Eurolandia elaborate dalla Commissione europea. |
Martedì 14/11 |
Oggi è il giorno dei dati sull’andamento del mercato del lavoro britannico, della prima stima sul Pil di Eurolandia nel terzo trimestre e dell’indice tedesco ZEW. Nel pomeriggio riflettori puntati sull’inflazione statunitense. |
Mercoledì 15/11 |
AAttenzione agli importanti numeri sulla produzione industriale e sulle vendite al dettaglio in Cina. Alle 8 l’Office for National Statistics alzerà il velo sull’inflazione britannica nel mese di ottobre mentre alle 11 sarà la volta della produzione industriale di Eurolandia. Nel pomeriggio i protagonisti saranno i dati statunitensi sui prezzi alla produzione, sulle vendite al dettaglio e sul manifatturiero dell’area di New York. |
Giovedì 16/11 | In agenda i dati relativi il mercato del lavoro australiano e, per quanto riguarda gli USA, le nuove richieste di sussidio e la produzione industriale. |
Venerdì 17/11 | Prima dell’avvio degli scambi in Europa attenzione alle vendite al dettaglio britanniche mentre alle 11 l’Eurostat diffonderà i dati definitivi sull’inflazione di ottobre. |
Inflazione USA e tanto altro
Quella che inizia oggi è la settimana in cui saranno diffusi gli importantissimi dati relativi all’andamento dell’inflazione (martedì) e dei prezzi alla produzione statunitensi (mercoledì). Gli operatori attendono con trepidazione nuovi ribassi, che rafforzerebbero l’ipotesi che il picco dei tassi USA è già stato raggiunto e che potrebbero rappresentare il catalizzatore in grado di spingere gli acquisti sulle piazze finanziarie nell’ultima parte dell’anno. Mercoledì sarà inoltre la volta dell’aggiornamento sull’andamento delle vendite al dettaglio USA (i consumi negli Stati Uniti rappresentano due terzi della ricchezza prodotta) mentre giovedì focus sulla produzione industriale. Anche l’agenda europea si presenta densa di appuntamenti: domani attenzione ai numeri preliminari sulla crescita del PIL di Eurolandia e allo ZEW tedesco mentre venerdì arriveranno i dati finali sull’inflazione di ottobre. Tra gli altri dati di spicco in agenda, martedì attenzione ai dati sul mercato del lavoro britannico, mercoledì, sempre per quanto riguarda l’economia d’Oltremanica, sarà la volta dell’inflazione mentre dalla Cina giungeranno gli aggiornamenti sulla produzione industriale e sulle vendite al dettaglio. Come nella precedente, sono in calendario due appuntamenti con Christine Lagarde, che giovedì parlerà in occasione della Conferenza europea sul rischio sistemico e venerdì interverrà al Congresso bancario europeo (tra i relatori troviamo anche il “capitano” della squadra dei falchi nel board della BCE, Joachim Nagel).
Turismo: un 2023 solido, un 2024 incerto
Il 2023 per le società legate al mondo dei viaggi e del turismo è stato solido. L’allentamento delle norme legate alla pandemia che ancora interessavano alcuni Paesi, la sempre più diffusa preferenza per forme di lavoro flessibili e il dollaro forte sono alcuni degli elementi che negli ultimi mesi hanno fatto assistere a un forte rimbalzo dei viaggi internazionali. A dimostrarlo i dati pubblicati nelle ultime settimane da alcuni dei big internazionali. La piattaforma Booking ha archiviato il terzo trimestre con 39,8 miliardi di dollari in prenotazioni, +24% rispetto a 12 mesi prima. L’EPS rettificato è stato pari a 72,32 dollari, meglio dei 67,61 stimati dagli analisti. Ryanair prevede un utile annuale record. L’esercizio che si chiuderà a fine marzo 2024 dovrebbe riportare un utile al netto delle imposte tra 1,85 e 2,05 miliardi di euro. Il precedente record è del 2018 ed è pari a 1,45 miliardi di euro. Grazie al rialzo delle tariffe (+24% durante la stagione estiva), il vettore aereo ha promesso ai soci il pagamento regolare di dividendi. Bene nel terzo trimestre anche Lufthansa, con un Ebit di 1,47 miliardi di euro (+31% a/a) che ha fatto meglio delle stime degli analisti. La società soprattutto si è detta ottimista sul futuro della domanda di viaggi. Le quotazioni del greggio in calo rispetto ai picchi del 2023 aiutano in tale direzione. Non mancano tuttavia le sfide. Le tensioni geopolitiche in atto sono un elemento di incertezza, così come l’evoluzione del contesto economico. Soprattutto in USA stanno emergendo dei segnali da monitorare attentamente. FedEx sta incoraggiando i piloti a cercare lavoro volando per un’unità di American Airlines Group. Il gigante statunitense dei pacchi è alle prese con un rallentamento della domanda di e-commerce. United Airlines Holdings è crollata in Borsa dopo aver previsto un quarto trimestre debole sul fronte degli utili.
I Certificati di Investimento e a Leva sul settore turismo
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