Jerome mani di forbice
La settimana della Fed è finalmente giunta. Mercoled sera Jerome Powell comunicherà al mercato la decisione del FOMC sul fronte dei tassi di interesse. Per gli operatori quasi una non notizia: con oltre l’87% di probabilità, il mercato si aspetta un taglio di 25 punti base che dovrebbe portare il costo del denaro nell’intervallo 3,5%-3,75%. Soluzioni diverse da questa, come potrebbero essere un taglio estremo di 50 pb o il mantenimento del costo del denaro al livello attuale, scompaginerebbero l’umore costruttivo del mercato.
Tabella weekly
La settimana della Fed è finalmente giunta. Mercoledì sera Jerome Powell comunicherà al mercato la decisione del FOMC sul fronte dei tassi di interesse.
Per gli operatori quasi una non notizia: con oltre l’87% di probabilità, il mercato si aspetta un taglio di 25 punti base che dovrebbe portare il costo del denaro nell’intervallo 3,5%-3,75%. Soluzioni diverse da questa, come potrebbero essere un taglio estremo di 50 pb o il mantenimento del costo del denaro al livello attuale, scompaginerebbero l’umore costruttivo del mercato. Un ruolo cruciale sarà tuttavia ricoperto da quanto Powell dirà nel corso della conferenza. Se per molti il vero market mover per il 2026 sarà rappresentato dalla nomina del suo
successore e dall’indipendenza che potrà garantire alla Fed, nell’immediato gli operatori sono pronti a prezzare le previsioni di tagli nel nuovo anno. Un atteggiamento conservativo non verrebbe premiato, uno più accomodante sì. Il mercato insomma vuole un Powell mani di forbice piuttosto che un Jerome
più concentrato sul rischio di stabilità dei prezzi. Uno scenario che favorisca gli ingenti investimenti dei colossi dell’AI e con esso la crescita del giro d’affari e
degli utili.
Appuntamenti Macro
| Lunedì 08/12 | La settimana inizia con un focus sull’Asia: in agenda il PIL giapponese e la bilancia commerciale cinese. Attenzione anche alla produzione industriale tedesca e all’indice di fiducia europeo elaborato da Sentix. |
| Martedì 09/12 | Oggi è in agenda il meeting della Reserve Bank of Australia. Sul fronte europeo attenzione alla bilancia commerciale tedesca. Due i dati che arriveranno dagli USA: l’indice di fiducia delle piccole imprese (NFIB) ed il dato che misura le offerte di lavoro (JOLTS). Oggi inizia la due giorni di riunioni della Federal Reserve. |
| Mercoledì 10/12 | Alle 20 italiane la Banca centrale statunitense annuncia la sua decisione sui tassi. In agenda anche la riunione della Bank of Canada. Per quanto riguarda i dati macro, in arrivo l’accoppiata cinese prezzi alla produzione ed al consumo. |
| Giovedì 11/12 | Nel corso della prima parte attenzione all’esito della riunione della Banca centrale svizzera mentre nel pomeriggio sarà la volta delle nuove richieste di sussidio statunitensi. |
| Venerdì 12/12 | Prima dell’avvio degli scambi riflettori puntati sui dati britannici che misurano crescita dell’economia e produzione industriale. Oggi è in calendario il meeting dell’Ecofin. |
Powell taglia, ma frena
La riunione del FOMC di questa settimana si preannunciacome una delle più delicate degli ultimi mesi. Con sul tavolo solo i dati di settembre su occupazione e inflazione, il Comitato dovrà bilanciare prudenza analitica e sensibilità verso mercati ormai convinti di un nuovo taglio dei tassi entro fine anno. Le probabilità incorporate nei prezzi superano il 90%, un livello che il presidente Powell difficilmente vorrà sfidare in chiusura di mandato: meglio evitare scossoni che potrebbero risultare più costosi di un taglio “hawkish”. La Fed potrebbe usare la
riunione per segnalare una pausa prolungata nel 2026. Un messaggio che, se confermato, frenerà le aspettative del mercato, oggi decisamente troppo generose nella previsione di ulteriori ribassi nella prima metà del prossimo anno. Il vero nodo, infatti, è il 2026. Le attese degli investitori incorporano una traiettoria “dovish” dei tassi, ma questa visione potrebbe scontrarsi con la realtà macroeconomica. Se l’inflazione dovesse tornare ad accelerare dal quarto trimestre 2025 - scenario tutt’altro che remoto - e la crescita rimanesse robusta, la Fed non avrebbe margine per continuare a tagliare. Sul medesimo orizzonte pesa anche l’incognita politica: la nomina del nuovo presidente della Fed. Tra i nomi più accreditati spicca quello di Kevin Hassett, attuale direttore del NEC, considerato vicino a un approccio più accomodante. Il suo arrivo potrebbe inaugurare, nella seconda metà del 2026, una fase più morbida nella gestione dei tassi. Ma fino ad allora la Banca centrale potrebbe muoversi con cautela.
L’automotive accende il motore
Nelle ultime settimane il settore automotive europeo ha ripreso vigore. Reduce da oltre un anno di profonda debolezza, sia rispetto ad altri comparti che in termini
assoluti, per i mesi a venire potrebbe rappresentare un settore nuovamente nelle grazie degli investitori. A sostenere questo scenario diversi elementi, tanto di matrice fondamentale che legislativa. Guardando al lato delle vendite, gli ultimi mesi hanno mostrato segnali di inversione nella emorragia delle immatricolazioni.
Dopo lunghi mesi caratterizzati dal saldo negativo rispetto all’anno precedente, ottobre e novembre hanno visto un ritorno alla crescita. Un segnale certamente
ancora timido ma che può indicare che il peggio è alle spalle. La vigorosa discesa che ha caratterizzato i titoli del settore automotive ha peraltro reso interessanti
le valutazioni a livello di multipli e di dividend yield. Il P/E medio dell’industria automobilistica scambia a 7,5 volte: in alcuni casi, come Stellantis, il P/E forward arriva addirittura a 5,8X. Valutazioni molto più contenute rispetto ad altri comparti, specie quello tech, e che potrebbero avere ulteriore traino se la ripresa delle
vendite dovesse consolidarsi. Un ritorno alla crescita che peraltro potrebbe essere sostenuto anche dall’aumento della spesa bellica, con Porsche Holding che ad
esempio ha deciso di allargare il suo raggio d’azione a questo settore anche per cavalcare il significativo aumento tedesco delle spese per la difesa. Dopo aver
messo alle spalle le turbolenze legate ai dazi USA, le prossime settimane potrebbero tuttavia smarcare uno dei tappi che maggiormente hanno impattato negativamente sui titoli automotive europei: lo stop dal 2035 ai motori a combustione voluto dall’Europa. La Commissione UE annuncerà il piano aggiornato sugli obiettivi climatici per il comparto auto e la crescente pressione
di produttori e Stati, in primis Germania e Italia, sembra aver fatto breccia tra i policy maker europei.
ISIN
ISN A LEVA
Rischi
Rischio Worst-of:
Questo tipo di prodotto fa riferimento a più sottostanti. Pertanto, il grado di dipendenza dell'andamento del valore dei sottostanti l'uno rispetto all'altro (denominato correlazione) è essenziale per valutare il rischio che almeno un sottostante raggiunga la sua barriera. Gli investitori devono sapere che, in presenza di più sottostanti, è il sottostante che ha registrato l'andamento meno favorevole durante la durata dei titoli (struttura denominata “Worst-of”) a determinare l'importo del pagamento. Il rischio di perdita del capitale investito è quindi nettamente più elevato con le strutture Worst-of rispetto ai titoli con un unico sottostante.
Rischio Emittente:
Gli investitori sono esposti al rischio che l’Emittente (Vontobel Financial Products GmbH, Francoforte sul Meno) o il Garante (Vontobel Holding AG, Zurigo) non risultino in grado di adempiere ai propri obblighi in relazione al prodotto. È possibile una perdita totale del capitale investito. In quanto titoli di credito, i prodotti non sono soggetti ad alcuna protezione dei depositi.
Rischio di Mercato:
Gli investitori devono tenere presente che l’andamento dei prezzi delle azioni delle società sopra menzionate è influenzato da molti fattori imprenditoriali, ciclici ed economici, che dovrebbero essere presi in considerazione al fine di formarsi un’idonea opinione sul mercato. Il prezzo delle azioni potrebbe muoversi diversamente rispetto alla previsione degli investitori, portando a perdite di capitale. Inoltre, i rendimenti passati e le opinioni degli analisti non sono un indicatore per i rendimenti futuri.
Rischio di Cambio:
Qualora il prodotto abbia come sottostante/i titoli non quotati in Euro, il valore del prodotto dipenderà anche dal tasso di cambio tra la valuta straniera e l’Euro nel caso in cui il prodotto non abbia una copertura (opzione quanto).
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