Dopo la correzione: cosa raccontano davvero i numeri della difesa
Dopo due anni di rally quasi ininterrotto, il settore della difesa è improvvisamente finito sotto pressione. Droni, munizioni, cybersecurity e sistemi d’arma avanzati erano diventati sinonimo di “nuova sicurezza globale”, sostenuti da una spesa militare ai massimi storici. Eppure, nelle ultime settimane, molte delle principali società europee del settore hanno registrato una brusca flessione, innescata da un improvviso miglioramento del sentiment geopolitico e dalle speranze, forse premature, di un allentamento delle tensioni internazionali. Ma una domanda domina ora il mercato: si tratta di una pausa fisiologica oppure l’inizio di un cambio di scenario? Perché, mentre i listini arretrano, i governi continuano ad aumentare i budget militari, la Nato chiede investimenti strutturali e la tecnologia della difesa sta attraversando la più grande rivoluzione degli ultimi decenni. In questo contesto complesso, il recente calo potrebbe rappresentare non solo un test per il settore, ma anche una potenziale opportunità per gli investitori che guardano al medio-lungo periodo.
Al di là della correzione in Borsa, la realtà geopolitica racconta un settore tutt’altro che in rallentamento. La spesa militare globale ha ormai superato i 2.400 miliardi di dollari, segnando un nuovo massimo storico secondo i dati del SIPRI. È l’effetto combinato di un mondo più instabile, di nuove aree di tensione e di una corsa alla modernizzazione degli arsenali senza precedenti dall’inizio degli anni Duemila.
In Europa, la guerra in Ucraina ha innescato un cambio di paradigma: sempre più Paesi stanno portando la spesa militare al 2% del PIL, un obiettivo NATO che per anni era rimasto solo sulla carta e che oggi è stato superato da 23 Stati membri. Non si tratta di un fenomeno congiunturale, ma di un riarmo strutturale che coinvolge munizioni, sistemi di difesa aerea, infrastrutture critiche e nuove tecnologie dual use. L’Unione Europea, dal canto suo, ha avviato iniziative per rafforzare la capacità produttiva dell’industria della difesa, consapevole delle carenze emerse negli ultimi due anni.
Anche gli Stati Uniti continuano a investire in modo massiccio, con budget rivolti soprattutto a deterrenza indo-pacifica, munizioni intelligenti e rinnovamento della flotta navale. Sullo sfondo, il confronto strategico con la Cina aggiunge un ulteriore livello di complessità, accelerando lo sviluppo di tecnologie avanzate come sistemi autonomi, intelligenza artificiale militare e cyber defense.
Il quadro, quindi, è quello di un settore attraversato da forze di lungo periodo: l’insicurezza globale, la competizione tecnologica e la necessità di rafforzare le catene produttive stanno rendendo l’industria della difesa una delle poche aree in cui la domanda appare non solo stabile, ma destinata a crescere in modo strutturale. In questo contesto, la recente correzione dei titoli sembra riflettere più una rotazione tattica degli investitori che un vero rallentamento dei fondamentali.
La brusca flessione dei titoli della difesa non nasce da un indebolimento dei fondamentali, ma da una combinazione di fattori di mercato che ha spinto molti investitori a prendere profitto dopo un rally durato quasi due anni. Il primo elemento è l’evoluzione del sentiment geopolitico: l’allentamento temporaneo delle tensioni in alcune aree chiave e il minore flusso di notizie negative hanno favorito una rotazione verso settori più ciclici, portando a una normalizzazione delle valutazioni del settore della difesa.
A questo si aggiunge la dinamica dei tassi di interesse. Con i mercati che iniziano a scontare un possibile ciclo di tagli dei tassi da parte delle banche centrali, l’attenzione si è spostata su settori più sensibili alla crescita economica, penalizzando comparti tradizionalmente percepiti come più resilienti e meno legati al ciclo economico, come quello della difesa. In altre parole, parte della correzione riflette una fisiologica redistribuzione dei capitali più che un mutamento delle prospettive del settore.
Non va poi dimenticato un aspetto spesso sottovalutato: molte società nel settore della difesa hanno toccato valutazioni elevate, spinte dalle aspettative di ordini record e da contratti pluriennali. In questo contesto, è bastato un miglioramento temporaneo del clima politico per innescare prese di profitto più profonde del normale, amplificate dai flussi degli investitori istituzionali e dagli algoritmi.
Infine, alcuni governi hanno pubblicato aggiornamenti di bilancio meno espansivi del previsto sul breve periodo, alimentando l’idea, probabilmente prematura, di una possibile pausa nella crescita della spesa militare. Ma il quadro generale suggerisce che si tratti più di oscillazioni fisiologiche che di un’inversione vera e propria: gli impegni assunti dai Paesi NATO, i rischi in Asia e Medio Oriente e la necessità di riequilibrare le scorte di munizioni continuano a rappresentare forze strutturali che sostengono la domanda.
Al di là delle oscillazioni di mercato, i numeri dell’industria europea della difesa confermano una tendenza chiara: il settore continua a rafforzarsi. Leonardo ha chiuso il 2024 con un portafoglio ordini oltre i 40 miliardi, ai massimi di sempre, sostenuto soprattutto dalla domanda di elicotteri, elettronica per la difesa e sistemi di sicurezza. Anche i ricavi sono cresciuti stabilmente, con un incremento superiore al 7% anno su anno, mentre la redditività operativa si mantiene in miglioramento grazie all’espansione delle attività a più alto valore aggiunto.
Lo stesso trend si osserva in Europa: Rheinmetall, uno dei principali produttori europei di munizioni, ha registrato un aumento del 22% e un EBIT quasi raddoppiato rispetto all’anno precedente, spinto dai contratti governativi legati all’aumento delle scorte NATO. Thales, protagonista nei sistemi radar e cyber-defense, ha registrato ordini per oltre 23 miliardi, con una visibilità dei ricavi che si estende ormai su diversi anni.
Parallelamente, i bilanci del settore mostrano un miglioramento della leva finanziaria: molte società hanno incrementato generazione di cassa e disciplina negli investimenti, riducendo l’esposizione ai cicli della domanda. Il risultato è un profilo di rischio più equilibrato rispetto al passato, con una combinazione di crescita strutturale e solidità patrimoniale.
In sintesi, mentre i prezzi in Borsa hanno subito un raffreddamento, i fondamentali industriali raccontano un settore in piena espansione, sostenuto da ordini record, margini robusti e capitali pubblici destinati a rimanere elevati per anni.
Se la correzione recente ha creato incertezza tra gli investitori, ha aperto allo stesso tempo una finestra interessante per chi guarda ai fondamentali. Il settore della difesa, pur essendo stato al centro di forti prese di profitto, rimane sostenuto da driver strutturali difficilmente reversibili. La domanda globale continua a crescere, alimentata da ordinativi record, programmi pluriennali e dalla necessità di ricostruire le scorte strategiche. In altre parole, mentre i prezzi in Borsa si sono raffreddati, il ciclo industriale non ha rallentato.
Proprio qui si inserisce la principale opportunità: molte società europee del comparto, da Leonardo a Rheinmetall, passando per Thales e Saab, presentano oggi valutazioni più attraenti rispetto ai picchi di inizio anno, pur mantenendo portafogli ordini ai massimi storici. In alcuni casi la visibilità dei ricavi copre già diversi anni, garantendo un livello di prevedibilità raro in altri settori dell’azionario europeo.
Il secondo elemento riguarda la trasformazione tecnologica della difesa. La guerra in Ucraina ha evidenziato l’importanza di capacità come droni autonomi, difesa aerea multilivello, cyber intelligence e sistemi di comunicazione sicuri. Questa evoluzione spinge nuovi investimenti e crea nicchie a forte crescita, spesso con margini più elevati rispetto ai programmi tradizionali. La difesa non è più solo “hardware”, ma un ecosistema in cui software, intelligenza artificiale e sensoristica avanzata giocano un ruolo centrale.
Infine, non va sottovalutato il ruolo dei governi: la maggior parte dei Paesi occidentali ha avviato piani di spesa strutturali con orizzonti temporali di 5–10 anni, riducendo di fatto l’incertezza normativa. Anche un eventuale miglioramento del clima geopolitico difficilmente invertirebbe questo percorso, perché il tema della sicurezza nazionale è tornato ad essere una priorità strategica più che reattiva.
In sintesi, il settore della difesa offre oggi una combinazione rara: valutazioni rientrate dopo il rally, domanda in crescita e un ciclo tecnologico che sta ridefinendo la natura stessa dell’industria. Un contesto che, per un investitore orientato al medio periodo, potrebbe rappresentare più un punto di ingresso che un segnale di allarme.
Prodotti di investimento sulla Difesa
Rischi
Rischio Emittente:
Gli investitori sono esposti al rischio che l’Emittente (Vontobel Financial Products GmbH, Francoforte sul Meno) o il Garante (Vontobel Holding AG, Zurigo) non risultino in grado di adempiere ai propri obblighi in relazione al prodotto. È possibile una perdita totale del capitale investito. In quanto titoli di credito, i prodotti non sono soggetti ad alcuna protezione dei depositi.
Rischio di Mercato:
Gli investitori devono tenere presente che l’andamento dei prezzi delle azioni delle società sopra menzionate è influenzato da molti fattori imprenditoriali, ciclici ed economici, che dovrebbero essere presi in considerazione al fine di formarsi un’idonea opinione sul mercato. Il prezzo delle azioni potrebbe muoversi diversamente rispetto alla previsione degli investitori, portando a perdite di capitale. Inoltre, i rendimenti passati e le opinioni degli analisti non sono un indicatore per i rendimenti futuri.
Informazioni importanti:
Il presente documento non rappresenta né una consulenza d’investimento né una raccomandazione di investimento di tipo finanziario, contabile, legale o altro o di strategia d’investimento, ma una pubblicità. Le informazioni complete sugli strumenti finanziari, compresi i rischi, sono descritte nel rispettivo prospetto di base, unitamente ad eventuali supplementi, nonché nelle rispettive Condizioni Definitive. Il rispettivo prospetto di base e le Condizioni Definitive costituiscono gli unici documenti di vendita vincolanti per gli strumenti finanziari. Si raccomanda ai potenziali investitori di leggere attentamente tali documenti prima di effettuare qualsiasi decisione di investimento, al fine di comprendere appieno i rischi e i vantaggi potenziali derivanti dalla decisione di investire negli strumenti finanziari. Gli investitori possono scaricare questi documenti e il documento contenente le informazioni chiave (KID) dal sito internet dell’emittente, Vontobel Financial Products GmbH, Bockenheimer Landstrasse 24, 60323 Francoforte sul Meno, Germania, su “http:// prospectus.vontobel.com/”. Inoltre, il prospetto di base, gli eventuali supplementi al prospetto di base e le Condizioni Definitive sono disponibili gratuitamente presso l’emittente. L’approvazione del prospetto da parte dell’autorità di riferimento non deve essere considerata un parere favorevole sugli strumenti finanziari offerti o ammessi alla negoziazione in un mercato regolamentato. Gli strumenti finanziari sono prodotti non semplici e di difficile comprensione. Il presente documento contiene un’indicazione dei rendimenti passati degli strumenti finanziari. I rendimenti passati non sono un indicatore affidabile dei risultati futuri. Il presente documento e le informazioni in esso contenute possono essere distribuiti o pubblicati solo nei paesi in cui tale distribuzione o pubblicazione è consentita dalla legge applicabile. Come indicato nel relativo prospetto di base, la distribuzione degli strumenti finanziari menzionati in queste informazioni è soggetta a restrizioni in alcune giurisdizioni. Questo messaggio pubblicitario non può essere riprodotto o ridistribuito senza previa autorizzazione dell’editore. © 2025 Bank Vontobel Europe AG e/o le sue affiliate. Tutti i diritti riservati.
Rischio di Cambio:
Qualora il prodotto abbia come sottostante/i titoli non quotati in Euro, il valore del prodotto dipenderà anche dal tasso di cambio tra la valuta straniera e l’Euro nel caso in cui il prodotto non abbia una copertura (opzione quanto).