Conti da record per Nvidia, ma è la Fed a dettare la rotta
Se in un primo momento i conti scintillanti di Nvidia sembrava che fossero in grado di oscurare la narrativa “hawkish” emersa dalle minute del FOMC, le vendite che hanno colpito il Tech a stelle e strisce hanno ribadito che il vecchio mantra “Don’t fight the Fed” vale anche per la società che ha recentemente sfondato i 5.000 miliardi di capitalizzazione. Il quadro macro gioca a favore della Banca centrale.
Se in un primo momento i conti scintillanti di Nvidia sembrava che fossero in grado di oscurare la narrativa “hawkish” emersa dalle minute del FOMC, le vendite che hanno colpito il Tech a stelle e strisce hanno ribadito che il vecchio mantra “Don’t fight the Fed” vale anche per la società che ha recentemente sfondato i 5.000 miliardi di capitalizzazione. Il quadro macro gioca a favore della Banca centrale. Le non-farm payrolls di settembre hanno più che doppiato le attese, mentre l’aggiornamento sulle nuove richieste settimanali di sussidi di disoccupazione ha raffreddato i timori di un mercato del lavoro in rapido deterioramento. Con una crescita del PIL già solida e venti favorevoli in arrivo da politiche fiscali espansive, deregolamentazione e oltre 300 miliardi di investimenti annunciati in progetti AI, lo scenario che prende forma è quello di un’economia a “K”: robusta nei numeri aggregati, ma profondamente divergente nei suoi vincitori e sconfitti. Nvidia continua a incarnare la promessa di una nuova rivoluzione industriale, ma è
ancora la Fed a dettare la traiettoria dei multipli. Finché politica monetaria e condizioni macro resteranno su questo crinale, il punteggio resterà provvisorio: Nvidia può segnare gol spettacolari, ma il risultato finale - per ora - lo decide sempre la Federal Reserve.
Appuntamenti Macro
| Date | Appuntamenti in calendario |
| Lunedì 24/11: | La settimana inizia con l’indice tedesco IFO, quello che misura il sentiment degli operatori economici, e con un intervento di Christine Lagarde, la n.1 della BCE. |
| Martedì 25/11: | Continua la pubblicazione dei dati statunitensi non diffusi in precedenza a causa dello shutdown: oggi è la volta dei prezzi alla produzione e delle vendite al dettaglio del mese di settembre. Sempre dagli USA, sono in arrivo i numeri su prezzi delle abitazioni e fiducia dei consumatori. |
| Mercoledì 26/11: | La BCE diffonde il suo “Financial Stability Review” ed è in calendario la riunione del G7. Dagli USA giungeranno i numeri su nuove richieste di sussidio, crescita dell’economia e PMI Chicago. Attenzione anche all’accoppiata formata da redditi e spese, al PCE e, in serata, al Beige Book. |
| Giovedì 27/11: | Dalla Germania è in arrivo l’indice che misura il sentiment dei consumatori elaborato da GFK mentre la BCE diffonde gli aggiornamenti su prestiti ai privati e offerta di moneta M3. Negli USA si festeggia il Giorno del Ringraziamento. |
| Venerdì 28/11: | Giappone sotto i riflettori con gli aggiornamenti su inflazione, tasso di disoccupazione e vendite al dettaglio. In Europa inflazione in focus con i dati preliminari di Germania, Italia e Francia. |
La Fed naviga a vista
La Fed si trova oggi al centro di un vortice di incertezza, dove i dati economici, tradizionalmente bussola delle sue decisioni, sono stati spazzati via dallo shutdown federale. Già caratterizzato da segnali contrastanti, il mercato del lavoro americano si presenta ora come un puzzle incompleto: le ultime tessere disponibili sono quelle del report di settembre, ritardato e ormai datato, mentre ottobre è destinato a restare un buco nero statistico e novembre sarà svelato solo dopo la riunione del FOMC di dicembre. In questo scenario, la Banca centrale è chiamata a decidere il destino dei tassi senza poter contare su alcuna lettura affidabile sullo stato di salute del mercato del lavoro del quarto trimestre. I verbali dell’ultimo meeting hanno rivelato una profonda frattura tra i membri del board. Da un lato, i “falchi” sostengono che l’inflazione, ancora sopra il target del 2%, giustifica una politica monetaria restrittiva e invitano alla prudenza, temendo che nuovi tagli dei tassi possano riaccendere la miccia dei prezzi. Dall’altro, le “colombe” sono preoccupate
per il rischio di una recessione nascosta, sottolineando che la mancanza di dati affidabili potrebbe portare la Fed a intervenire troppo tardi. La frase chiave emersa dai verbali è un monito: “senza chiarezza sui dati, la prudenza impone di non dare
per scontato alcun automatismo”. La probabilità di un taglio dei tassi a dicembre è crollata dal 70% di inizio mese a un anemico 35%.
Difesa: scattano le prese di beneficio
La volatilità che ha caratterizzato le ultime giornate di mercato non ha risparmiato i titoli della difesa, già da qualche settimana in ritirata dai massimi storici. Il settore nell’ultimo triennio è stato tra i più brillanti in Europa e molto di questa corsa è stata legata a doppio filo alla guerra tra Russia e Ucraina. Oltre a un clima generale meno favorevole al rischio, ad appesantire i corsi di Borsa sono state soprattutto le voci di un piano di pace in 28 punti portato avanti segretamente degli Stati Uniti nell’ultimo periodo. Il percorso di de-escalation sta così spingendo gli investitori della prima ora a inevitabili prese di beneficio. Un movimento analogo peraltro si era registrato con la fine delle ostilità nella striscia di Gaza. Guardando al medio termine non si
possono tuttavia scordare le basi su cui si è poggiato il rally del settore degli ultimi anni: l’incremento della spesa per la difesa previsto da diversi Stati, specie in Europa. Secondo i dati del Consiglio europeo, nel 2024 la spesa complessiva dei Paesi UE ha raggiunto il valore record di 343 miliardi di euro, in rialzo 19% rispetto all’anno precedente. Di questa cifra, oltre 106 miliardi sono stati destinati agli investimenti diretti, tra procurement di nuovi equipaggiamenti, R&D e modernizzazione delle forze armate. Un trend destinato a proseguire. Il Bilancio UE 2021‑2027 prevede 8,8 miliardi di euro per l’European Defence Fund (EDF), dedicati a progetti di ricerca e sviluppo congiunti tra Stati membri. Il meccanismo SAFE (Security Action for Europe) punta a mobilitare fino a 150 miliardi di euro per l’acquisto di equipaggiamenti militari europei. Il piano di “Prontezza alla difesa” potrebbe portare entro il 2030 a un ulteriore aumento degli investimenti fino a 800 miliardi di euro. Più in generale
dunque le basi del settore appaiono solide e destinate a consolidarsi anche qualora la tanto attesa pace tra Russia e Ucraina dovesse realmente concretizzarsi.
Grafico Leonardo a 1 anno
Grafico Leonardo a 5 anni
Rischi
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