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Ferrari: eccellenza, correzione e nuove prospettive

Vontobel Markets
6 nov 2025 | 5 Minuti di lettura
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Immagine di una F1 e meccanici

Dopo anni di crescita quasi ininterrotta, Ferrari torna a far parlare di sé non solo per i nuovi modelli, ma anche per l’andamento del titolo. Dall’inizio dell’autunno, le azioni del Cavallino Rampante hanno registrato una correzione significativa, perdendo oltre il 15% dai massimi storici, complice una guidance più prudente e qualche segnale di rallentamento nella domanda globale del lusso. Eppure, dietro la flessione si nasconde una realtà ben diversa da una semplice fase di debolezza: Ferrari resta un caso unico nel panorama automobilistico mondiale, con margini da brand di lusso, una pipeline tecnologica ambiziosa e un piano di transizione elettrica che guarda al 2030. In un mercato che riconsidera le valutazioni dopo anni di euforia, la domanda diventa inevitabile: la recente discesa del titolo rappresenta un campanello d’allarme o un’opportunità per risalire in pista?

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Il contesto di settore: tra lusso, elettrificazione e nuove sfide globali

Il 2025 è un anno di transizione per l’intero comparto automobilistico. Dopo un triennio di crescita trainato dalla ripresa post-pandemia e dall’effetto “revenge spending” nel lusso, il settore sta ora affrontando una fase più selettiva, segnata da margini sotto pressione, rallentamento della domanda in Cina e costi crescenti legati alla transizione elettrica.

Per i costruttori generalisti, l’obiettivo è sopravvivere alla competizione sui prezzi e ai massicci investimenti necessari per l’elettrificazione.
Per i marchi di alta gamma, invece, la sfida è diversa: mantenere l’esclusività e la redditività, pur adattandosi ai nuovi standard tecnologici e ambientali.

In questo scenario, Ferrari occupa una posizione particolare. Non è solo un produttore di auto, ma un marchio di lusso globale che combina performance, artigianalità e un posizionamento di prezzo ineguagliato. A differenza di molti concorrenti, la Casa di Maranello non compete sui volumi ma sulla rarità e sull’esperienza del brand, un modello che le ha permesso di mantenere margini operativi superiori al 27% anche in fasi di volatilità dei mercati.

Il mercato del lusso, pur mostrando segnali di normalizzazione, rimane robusto: secondo Bain & Company, il settore dovrebbe crescere ancora tra il 5% e il 7% nel 2025, trainato da America, Medio Oriente e da una fascia di consumatori “ultra-high-net-worth” sempre più giovane e globalizzata.
Ferrari beneficia di questo trend strutturale: la sua clientela è poco sensibile al ciclo economico e tende a percepire l’acquisto di una Ferrari più come un’esperienza e un bene da collezione che come un’auto tradizionale.

Ferrari oggi: strategia, numeri e identità

Dopo anni di risultati record, Ferrari affronta una fase di riflessione e assestamento. I numeri del primo semestre 2025 restano solidi: ricavi in crescita del 6% a 6,2 miliardi di euro, utile netto sopra gli 1,3 miliardi e margine EBITDA vicino al 38%, tra i più elevati non solo nel comparto automobilistico ma nell’intero settore del lusso.

Tuttavia, il mercato ha reagito con cautela. La correzione recente del titolo, che ha visto le azioni Ferrari perdere circa il 15% dai massimi di inizio anno, riflette una combinazione di fattori: una guidance più prudente per la seconda parte del 2025, qualche timore sui volumi futuri e la percezione di valutazioni elevate dopo anni di rally quasi ininterrotto.
Il sentiment, però, non sembra minare la solidità di fondo del gruppo: gli analisti continuano a considerare Ferrari una “luxury company travestita da casa automobilistica”, capace di generare ritorni sul capitale superiori al 50% e di mantenere una domanda strutturalmente superiore all’offerta.

Sul fronte strategico, l’attenzione resta concentrata su tre direttrici chiave:

Elettrificazione controllata: Ferrari punta a un mix ibrido ed elettrico per oltre il 60% delle vendite entro il 2026, con il debutto della prima supercar full electric previsto proprio per quell’anno. A Maranello è già operativo il nuovo e-building, il polo produttivo dedicato ai veicoli a batteria e ai propulsori ibridi.
Esclusività e pricing power: la casa continua a limitare intenzionalmente i volumi, circa 15.000 vetture annue, per preservare la percezione di rarità. Questo approccio consente di sostenere margini premium anche in contesti di rallentamento.
Diversificazione del brand: dalle collaborazioni lifestyle fino alle attività legate al metaverso e alle licenze, Ferrari sta ampliando la propria presenza oltre l’automotive, rafforzando la componente intangibile del marchio.
L’obiettivo dichiarato dal management è chiaro: crescita sostenibile con margini stabili nel tempo, senza sacrificare la filosofia che ha reso Ferrari un simbolo globale di eccellenza e desiderabilità.

La recente discesa in Borsa, quindi, va interpretata più come una fase fisiologica di consolidamento che come un segnale di debolezza strutturale. In un mercato spesso guidato dalle aspettative di breve periodo, Ferrari continua a giocare una partita diversa: quella della coerenza industriale e della visione di lungo termine.

Rischi e variabili da monitorare

Nonostante la forza del marchio e la solidità dei fondamentali, Ferrari non è immune dalle sfide del contesto globale. La prima riguarda la valutazione: con un multiplo P/E superiore a 45 volte gli utili attesi 2025, il titolo resta uno dei più cari in Europa. In un periodo di tassi d’interesse ancora elevati, anche le società di qualità come Ferrari possono subire prese di profitto, soprattutto quando il mercato si sposta verso settori più ciclici o sottovalutati.

Un secondo elemento di attenzione è la transizione elettrica. Sebbene Ferrari stia procedendo con gradualità, i costi di sviluppo e di industrializzazione dei nuovi modelli, in particolare quelli legati alla produzione interna delle batterie, restano significativi. L’azienda punta a mantenere i margini alti anche nel passaggio all’elettrico, ma la vera sfida sarà conservare l’esperienza di guida e il posizionamento emozionale del marchio in un mondo di motori silenziosi e regolamentazioni più stringenti sulle emissioni.

C’è poi la questione macroeconomica. Un eventuale rallentamento della crescita globale, in particolare in Asia e negli Stati Uniti, potrebbe influenzare la domanda per i beni di lusso, anche se il target di clientela Ferrari è generalmente meno sensibile al ciclo economico. Allo stesso tempo, la forza dell’euro rispetto al dollaro può pesare sui margini, dato che una parte significativa delle vendite proviene da mercati extraeuropei.

Infine, la competizione nel segmento luxury automotive si sta intensificando: Lamborghini, Aston Martin e Porsche stanno accelerando sulla transizione elettrica, mentre nuovi player, come Rimac o Lotus Eletre, si posizionano sul mercato con proposte ad alto contenuto tecnologico. Per Ferrari, mantenere la leadership non significherà solo innovare, ma farlo senza tradire la propria identità.

In sintesi, la casa di Maranello affronta un percorso di trasformazione complesso ma necessario. I rischi non mancano, ma la capacità storica del gruppo di anticipare i cambiamenti del mercato e di gestire la scarsità come leva di valore resta un vantaggio competitivo unico nel panorama mondiale.

Opportunità per gli investitori

Nonostante la recente correzione in Borsa, il caso Ferrari continua a rappresentare un unicum nel panorama industriale europeo. La forza del marchio, la disciplina produttiva e la capacità di monetizzare l’esclusività rendono il gruppo uno dei pochi esempi di lusso industriale con margini da brand iconico.

Tra le principali opportunità si distingue innanzitutto la tenuta dei margini operativi: Ferrari continua a generare ritorni sul capitale superiori al 50% e una redditività che la posiziona più vicino a Hermès che a Porsche. Questo conferma come il mercato riconosca alla Casa di Maranello una valutazione premium giustificata, legata non ai volumi ma alla forza della domanda e all’esperienza di prodotto.

Sul piano strategico, la transizione elettrica, se ben gestita, può trasformarsi da rischio a catalizzatore di crescita. L’introduzione del primo modello full electric nel 2026 non sarà soltanto una sfida tecnologica, ma anche un momento di ridefinizione dell’identità del brand. Ferrari ha dichiarato di voler mantenere il “sound” e il “carattere” delle proprie vetture anche nella nuova era elettrica, puntando su design, personalizzazione e prestazioni per preservare la sua unicità.

Allo stesso tempo, la diversificazione delle fonti di ricavo, dalle licenze e partnership lifestyle, fino ai progetti digitali e alla personalizzazione estrema, sta contribuendo a creare un ecosistema di valore che va oltre l’automobile.
Un percorso che, secondo molti analisti, potrebbe consentire a Ferrari di raggiungere ricavi superiori ai 7 miliardi di euro entro il 2027, con una marginalità stabile e un flusso di cassa crescente.

Un ulteriore elemento da non trascurare è il ruolo della strategia industriale italiana nel comparto difesa e high-tech, che guarda sempre più a sinergie tra pubblico e privato. In questo contesto, Ferrari, come altri campioni nazionali, si conferma ambasciatore del know-how e della manifattura d’eccellenza italiana nel mondo, contribuendo a rafforzare l’immagine del Paese in un segmento dove il lusso incontra l’ingegneria.

In conclusione, Ferrari non è semplicemente un titolo ciclico o una scommessa sul lusso, ma un investimento di lungo periodo sulla rarità, sull’innovazione e sulla fedeltà al brand.
In un mercato sempre più volatile, la coerenza della strategia e la capacità di reinventarsi senza tradire la propria essenza restano i veri motori della sua longevità.

Grafico a 1 anno

Immagine Grafico a 1 anno Ferrari

Grafico a 5 anni

immagine Grafico a 5 anni

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