Parola a Powell
Lo shutdown USA prosegue ma senza turbare i mercati. Gli indici di Wall Street hanno archiviato la scorsa ottava aggiornando una volta ancora i massimi storici. A sostenere l’ultima spinta rialzista i dati sull’inflazione, risultati inferiori alle attese.
Lo shutdown USA prosegue ma senza turbare i mercati. Gli indici di Wall Street hanno archiviato la scorsa ottava aggiornando una volta ancora i massimi storici. A sostenere l’ultima spinta rialzista i dati sull’inflazione, risultati inferiori alle attese. In un contesto in cui da qualche settimana si viaggia “al buio” proprio per lo stop alla pubblicazione dei dati macro dovuto allo shutdown, la lettura di venerdì ha rafforzato l’idea che questa settimana Jerome Powell annuncerà un nuovo taglio dei tassi di interesse dopo quello da 25 punti base di settembre. Il FedWatch Tool venerdì mostrava come il 96,7% degli analisti si attende per mercoledì 29 ottobre un taglio dello 0,25%. In un contesto che dunque vede i mercati posizionarsi a favore di rischio comprando azioni, sul fronte obbligazionario abbiamo assistito negli ultimi giorni a un calo dei tassi USA soprattutto nella parte più lunga della curva. Un’ottava la scorsa che peraltro ha portato a una pesante battuta d’arresto, il 21 ottobre, per l’oro e l’argento. Il lungo rally ha favorito la valorizzazione dei guadagni maturati. Un mercato insomma che si appresta ad ascoltare con molto interesse le parole di Jerome Powell.
Appuntamenti Macro
| Data | Appuntamenti in calendario |
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Lunedì 27/10 |
La settimana inizia con l’indice tedesco IFO e con i dati europei su offerta di moneta M3 e prestiti ai privati. Dagli USA è in arrivo l’aggiornamento sugli ordini di beni durevoli (ma la pubblicazione dei dati statunitensi è a forte rischio a causa dello shutdown). |
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Martedì 28/10 |
In agenda i numeri statunitensi su andamento del manifatturiero nell’area di Richmond e fiducia dei consumatori misurata dal Conference Board. |
| Mercoledì 29/10 | Oggi si riunisce il board della Bank of Canada e termina la due giorni di riunioni della Federal Reserve. |
| Giovedì 30/10 | In agenda il meeting della Bank of Japan e della Banca Centrale Europea. A livello macro, focus sui dati preliminari su prezzi al consumo e crescita economica in Germania. PIL preliminare in agenda anche per quanto riguarda l’Italia. L’Istat diffonde anche l’aggiornamento sull’andamento del tasso di disoccupazione. |
| Venerdì 31/10 | Nella notte europea sono in arrivo gli indici PMI cinesi. Prezzi al consumo protagonisti in Giappone, Zona Euro (preliminare) e Stati Uniti (in versione PCE). Nel caso della prima economia, focus anche su spese dei consumatori, redditi e vendite di nuove case.. |
Fed accelera, BCE in stand-by
Jerome Powell ha recentemente rilevato che “i rischi al ribasso per l’occupazione sono aumentati”, e quei pochi vocaboli hanno confermato che la Federal Reserve è pronta a proseguire il cammino verso tassi più bassi, forse anche ad alleggerire il rigore del Quantitative Tightening, restituendo ossigeno alla liquidità globale. Attraversando l’Atlantico, il paesaggio appare molto diverso. La Banca Centrale Europea, in un autunno povero di dati e di urgenze, sembra destinata a un incontro di routine. Gli indicatori macroeconomici lasciano poco spazio alle sorprese: qualche miglioramento nei PMI, consumi fiacchi ed un’inflazione che, tornata sopra il 2% a settembre, non basta a orientare un cambio di rotta, anche perché le nuove stime di crescita e i numeri chiave arriveranno solo il giorno stesso della decisione. In questo vuoto informativo, né le colombe né i falchi dell’istituto guidato da Christine Lagarde intendono muoversi. I primi confidano nel tempo e nei segnali della congiuntura per riaprire il dibattito sui tagli nell’ultimo meeting dell’anno, i secondi si aggrappano ai rischi inflazionistici per difendere la pausa attuale. Tutto lascia intendere che le vere scelte arriveranno solo a dicembre. La Fed si prepara a tagliare ancora mentre l’istituto con sede a Francoforte preferisce attendere: da un lato, la spinta americana verso il sostegno alla crescita, dall’altro, la prudenza europea che osserva e misura.
UniCredit cresce, le commissioni no
La scorsa settimana UniCredit ha alzato il velo sui conti del Q3, proiettando così al mercato anche l’aggregato dei primi nove mesi del 2025. Risultati quelli riportati dalla banca guidata da Andrea Orcel ancora una volta solidi. L’utile netto del terzo trimestre si è attestato a 2,6 miliardi, in rialzo del 4,7% rispetto allo stesso periodo 2024 e 200 milioni meglio delle attese del mercato. Una crescita a doppia cifra se si guarda il risultato complessivo da inizio 2025, con l’utile netto che al 30 settembre aveva raggiunto gli 8,7 miliardi di euro (+12,9% a/a). II traguardo è stato raggiunto grazie a ricavi netti che nell’ultimo trimestre sono cresciuti dell’1,2% rispetto a 12 mesi prima a 6,1 miliardi di euro. Il taglio del costo del denaro di giugno da parte della BCE, ultimo di una lunga serie intrapresa a giugno 2024, ha impattato inevitabilmente sul margine di interesse, in calo del 2,7% su base trimestrale e del 5,4% nel confronto anno su anno. Un margine di interesse che comunque ha portato in dote 3,4 miliardi. A bilanciare questa contrazione sono state tuttavia altre voci, alcune attese altre meno. All’interno di quel percorso abbracciato anche da altre banche italiane, le commissioni e la parte assicurativa hanno mostrato un incremento del 7,6% a/a del risultato netto. Su base trimestrale il segno è stato positivo dello 0,3% e questo è stato uno degli elementi che ha un po’ fatto storcere il naso al mercato, che si attendeva un incremento maggiore. E proprio dai mercati e dalle attività di trading della banca è giunta forse la maggior sorpresa, quella che ha permesso all’istituto di credito di battere le attese del mercato sul fronte dell’utile netto. I proventi da trading, pari a 432 milioni, sono saliti del 3,6% anno si anno e di oltre il 100% sul trimestre precedente. I solidi conti hanno così portato Orcel a confermare gli obiettivi del 2025 e la remunerazione per gli azionisti. Il prossimo 26 novembre gli azionisti riceveranno un acconto sul dividendo 2025 di 1,4282 euro ad azione.
I Certificati d’investimento sulle Banche Italiane
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