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Dal PNRR al Ponte sullo Stretto: perché Webuild è il campione delle grandi opere

Vontobel Markets
4 set 2025 | 5 Minuti di lettura
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Immagine Ponte

L’Italia è tornata a parlare di grandi opere, e al centro di questo dibattito c’è Webuild. Con un portafoglio ordini record da oltre 65 miliardi di euro e una presenza in più di 50 Paesi, il gruppo guidato da Pietro Salini si conferma il principale campione nazionale delle costruzioni e uno dei leader globali nelle infrastrutture sostenibili. Il Ponte sullo Stretto di Messina, tornato oggi progetto concreto dopo decenni di discussioni, rappresenta non solo una sfida ingegneristica senza precedenti, ma anche un simbolo: la volontà di rilanciare il Paese con opere strategiche in grado di connettere territori, ridurre divari e generare crescita. In questo scenario, Webuild non è soltanto un contractor: è il player chiamato a tradurre in realtà le ambizioni infrastrutturali dell’Italia e a cavalcare i megatrend globali di investimento in mobilità, energia e sostenibilità.

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Webuild oggi

Webuild è oggi il principale gruppo italiano delle costruzioni e una delle realtà leader a livello globale nelle infrastrutture complesse. Nato dall’integrazione di Salini, Impregilo e successivamente Astaldi, il gruppo conta circa 92.000 persone in oltre 50 Paesi e gestisce progetti che spaziano da ferrovie ad alta velocità a dighe idroelettriche, da metropolitane urbane a grandi ponti.

Il 2024 ha segnato un anno record: i ricavi sono saliti a 12 miliardi di euro (+20% rispetto al 2023), con un EBITDA di 967 milioni e un margine dell’8,1%. Sul fronte patrimoniale, il gruppo ha chiuso con un’eccedenza di cassa netta di 1,45 miliardi, segnale di una solidità finanziaria che negli anni è andata progressivamente rafforzandosi.

La pipeline è altrettanto robusta: il backlog ha raggiunto i 63 miliardi di euro a fine 2024, di cui circa il 90% legato a progetti connessi agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU. La distribuzione geografica è bilanciata: l’Italia resta un mercato centrale, ma la presenza è forte anche in Europa, Nord America, Medio Oriente e Australia.

Il trend positivo è proseguito nel 2025: nel primo semestre i ricavi hanno superato 6,7 miliardi di euro (+22% su base annua) e l’EBITDA ha toccato i 564 milioni, con un margine in crescita all’8,4%. La posizione di cassa netta resta positiva (275 milioni) e l’indebitamento lordo si riduce ulteriormente.

Questi numeri raccontano di un gruppo che non solo cavalca la stagione delle grandi opere, ma che si presenta con fondamentali solidi, una pipeline internazionale diversificata e un posizionamento sempre più orientato a infrastrutture sostenibili.

Il Ponte sullo Stretto e le grandi opere italiane

Tra le commesse più rilevanti di Webuild, spicca il Ponte sullo Stretto di Messina, un’opera che va ben oltre l’ingegneria. Dopo decenni di dibattiti, il progetto è tornato concreto e porta con sé un forte valore simbolico: ridurre il divario infrastrutturale tra Nord e Sud, migliorare la mobilità delle persone e delle merci e rilanciare la competitività dell’intero sistema Italia. Ma c’è di più: con una campata centrale di oltre 3 km, il Ponte sarebbe destinato a diventare il più lungo del mondo della sua categoria, un record ingegneristico che farebbe di Webuild un punto di riferimento globale nella progettazione di opere complesse.

Per il gruppo, guidare un’opera di questa portata significa avere una vetrina internazionale senza precedenti, capace di mostrare al mondo la capacità italiana di affrontare sfide tecnologiche e organizzative uniche. Il Ponte sullo Stretto non è dunque soltanto un’infrastruttura, ma un progetto iconico che segna un prima e un dopo nella storia delle grandi opere italiane.

Il Ponte, però, è solo il tassello più visibile di una stagione più ampia di investimenti infrastrutturali. Grazie al PNRR e ai fondi europei, Webuild è impegnata in progetti di primo piano: dall’alta velocità Napoli–Bari alla linea Milano–Genova, fino alle tratte ferroviarie Torino–Lione e Palermo–Catania. A queste opere si aggiungono progetti urbani come la metro M4 di Milano e investimenti legati alla transizione energetica e idrica.

A rafforzare ulteriormente il suo ruolo, Webuild ha recentemente ottenuto da FS Italiane una commessa da 1,6 miliardi di euro per il raddoppio della linea Paola–Cosenza, che include la nuova galleria Santomarco (oltre 15 km), nove ponti, due viadotti e una nuova stazione a Montalto Uffugo. L’opera impegnerà fino a 1.500 persone, con un forte impatto occupazionale e un indotto rilevante per il territorio.

Nel complesso, queste commesse confermano Webuild come attore chiave non solo nella realizzazione materiale delle opere, ma anche nel disegno più ampio di rilancio infrastrutturale e industriale dell’Italia. Un percorso che, grazie alla combinazione tra know-how tecnico e radicamento nazionale, rafforza il posizionamento del gruppo anche sui mercati esteri.

I rischi da considerare

Ogni grande opportunità porta con sé anche delle sfide, e Webuild non fa eccezione. Se da un lato il gruppo si presenta con bilanci solidi e un portafoglio ordini record, dall’altro rimane esposto a una serie di rischi tipici del settore delle costruzioni complesse.

Il primo è legato alla complessità esecutiva. Opere come il Ponte sullo Stretto o la galleria Santomarco non sono soltanto progetti ingegneristici, ma vere e proprie sfide logistiche e organizzative che richiedono anni di lavoro e la coordinazione di migliaia di persone. Ritardi o extracosti, in questi casi, possono incidere direttamente sulla redditività.

C’è poi la dimensione politico-regolatoria: gran parte delle commesse di Webuild dipende da decisioni governative e finanziamenti pubblici, come nel caso del PNRR. Un cambio di priorità politica, nuove normative o ritardi nell’erogazione dei fondi possono rallentare l’avanzamento dei progetti.

Un ulteriore aspetto riguarda la ciclicità del settore. Le costruzioni infrastrutturali sono fortemente influenzate dal ciclo economico e dalla capacità dei governi di mantenere elevati livelli di spesa pubblica. In fasi di contrazione, i nuovi ordini tendono a ridursi, rendendo la pipeline meno visibile.

Infine, sul fronte finanziario, pur in presenza di una solida posizione di cassa netta, il gruppo deve gestire un portafoglio di progetti ad alta intensità di capitale. Un aumento del costo del debito o tensioni sui mercati finanziari potrebbero comprimere i margini e ridurre la flessibilità operativa.

Opportunità di lungo termine

Se i rischi esistono, le prospettive per Webuild restano ampie e strutturalmente favorevoli. Il mondo sta entrando in una fase storica di grandi investimenti infrastrutturali: secondo il Global Infrastructure Hub, entro il 2040 serviranno oltre 90.000 miliardi di dollari in nuove opere, con una forte concentrazione su mobilità sostenibile, energia verde e gestione idrica.

In questo scenario, Webuild si presenta con caratteristiche distintive. Oltre il 90% del backlog del gruppo è già allineato agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, a testimonianza di un portafoglio orientato a progetti con impatto ambientale e sociale positivo: linee ferroviarie ad alta velocità, metropolitane urbane, dighe idroelettriche e sistemi idrici avanzati.

La diversificazione geografica rappresenta un ulteriore punto di forza. L’Italia resta un mercato cruciale, ma una parte sempre più significativa delle commesse arriva da Stati Uniti, Australia e Medio Oriente, aree che stanno accelerando gli investimenti infrastrutturali per stimolare crescita e resilienza. Progetti come la metropolitana di Sydney o l’alta velocità in Texas sono esempi concreti della capacità di Webuild di competere su scala globale.

Infine, un aspetto chiave è la trasformazione interna: un gruppo che in passato era percepito come fortemente esposto al debito oggi mostra bilanci più solidi, cassa netta positiva e politiche finanziarie più prudenti. Questo mix di disciplina e crescita potenziale fa sì che Webuild non sia solo un campione nazionale delle costruzioni, ma sempre più un attore globale pronto a beneficiare dei megatrend infrastrutturali.

Grafico a 1 anno
Grafico a 5 anni Webuild

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