È stata una settimana complicata per i mercati azionari. In un’ottava in cui l’attenzione degli operatori era tutta rivolta alla trimestrale di NVIDIA, a scompaginare l’approccio degli investitori è stato ancora una volta Donald Trump.
L’inquilino della Casa Bianca ha nuovamente parlato di dazi, ventilando l’introduzione di tariffe nell’ordine del 25% per le aziende europee e usando parole sferzanti rispetto a un’area del Mondo storicamente molto vicina agli USA. Il tutto mentre il tycoon repubblicano confermava la partenza dal 4 marzo dei dazi destinati a Canada, Messico e Cina. Le importazioni dai primi due Paesi saranno soggette a una tassa del 25% mentre quelle dal Dragone subiranno un aggravio del 10%, che va ad aggiungersi al 10% annunciato dal tycoon all’inizio di questo mese. Diverse le leve che a cascata hanno spinto gli investitori ad adottare un approccio da risk off, con le aziende tech tra le più bersagliate dalle vendite. Anche sul fronte valutario si è assistito a questo cambio di sentiment, con il dollaro che è tornato ad apprezzarsi in modo significativo contro l’euro. Sul fronte delle materie prime, mentre il greggio si mantiene in prossimità dei minimi di periodo, l’oro sembra aver interrotto quella corsa inarrestabile iniziata a fine 2024.
Appuntamenti Macro
Data | Appuntamenti in calendario |
Lunedì 03/03 |
Il mese di marzo inizia con i dati definitivi relativi al sentiment dei direttori degli acquisti (PMI) del manifatturiero di Italia, Gran Bretagna e Stati Uniti. In agenda anche la prima stima del dato che misura l’andamento dell’inflazione di Eurolandia nel mese di febbraio. |
Martedì 04/03 |
In agenda troviamo gli aggiornamenti sul tasso di disoccupazione in Italia, Spagna e Zona Euro. |
Mercoledì 05/03 |
In calendario i PMI servizi, in versione finale, di Zona Euro, Gran Bretagna e Stati Uniti. Nel caso di Eurolandia è in programma anche l’indice dei prezzi alla produzione mentre dalla prima economia è in arrivo la stima ADP sulle buste paga del settore privato a febbraio. |
Giovedì 06/03 | Alle 11 Eurostat diffonderà l’aggiornamento sulle vendite al dettaglio mentre poco dopo il giro di boa la BCE annuncerà la sua decisione sui tassi. Dagli USA giungeranno gli aggiornamenti su nuove richieste di sussidio e bilancia commerciale. |
Venerdì 07/03 | Nella prima parte focus sui dati europei relativi all’andamento dell’occupazione e la crescita economica. Negli USA sono in agenda i numeri su tasso di disoccupazione e buste paga nei settori non agricoli (non-farm payrolls). |
Sabato 08/03 |
Le autorità cinesi diffondono i numeri su prezzi al consumo ed alla produzione. |
BCE: nuovo taglio in arrivo, e poi?
Le esternazioni di Isabel Schnabel vanno lette come un avvertimento. Nel corso di una recente intervista, il membro del Consiglio esecutivo della BCE ha evidenziato che un contesto caratterizzato da grande incertezza non giustifica tagli precauzionali dei tassi. È probabile che queste dichiarazioni rappresentino un messaggio per gli altri membri del board: anche se le condizioni economiche sono difficili, i falchi non sono più disponibili a dare carta bianca. Questo approccio non è destinato ad influenzare la decisione sui tassi di giovedì, è probabile che assisteremo ad una nuova riduzione del costo del denaro da 25 punti base, ma punta a modificare l’outlook dell’istituto con sede a Francoforte. Se a fine gennaio le condizioni di finanziamento continuavano ad essere definite “rigide” e la politica monetaria “restrittiva”, è probabile che nel comunicato che sarà emesso al termine del meeting uno di questi aggettivi, o anche entrambi, saranno rimossi andando a rafforzare la dipendenza dai dati (che lascia ampio spazio all’interpretazione). Ma quella che inizia oggi è anche la settimana dei dati sull’andamento del mercato del lavoro USA. Mercoledì sarà la volta della stima sulle buste paga elaborata dalla società ADP, giovedì focus sulle nuove richieste di sussidio e venerdì è in programma l’accoppiata formata da tasso di disoccupazione e non-farm payrolls (saldo delle buste paga nei settori non agricoli). Un lieve indebolimento del contesto macro e le misure prese dalla nuova amministrazione potrebbero influenzare negativamente la dinamica occupazionale.
Dazi, attenzione all’inflazione
Dazi verso Canada, Cina, Messico ed Europa. Donald Trump passa dalle parole ai fatti e come promesso in campagna elettorale mette in campo una serie di sanzioni contro diversi partner commerciali degli Stati Uniti. Le motivazioni vanno dal riequilibrare la bilancia commerciale a questioni di politica interna, come il tema dell’immigrazione, piuttosto che geopolitica, con riferimento alla Cina. Dietro alla strada intrapresa da Trump vi è la volontà di rafforzare l’economia statunitense, favorendo in primis il tessuto medio-piccolo del mondo imprenditoriale a stelle e strisce. Il rischio tuttavia è che questa strada possa mettere nell’angolo tanto la Banche centrali quanto l’economia. Il nervosismo dei mercati internazionali va letto in tal senso. Dopo un biennio passato a combattere l’inflazione a suon di rialzi dei tassi di interesse, il rischio globale che queste politiche portino a nuove spinte inflattive è reale. Guardando al territorio americano, un generale incremento dei prezzi rappresenta la naturale conseguenza all’introduzione dei dazi alle merci esportate. Abbigliamento, autoveicoli, lusso, tecnologia sono i comparti che più potrebbero esser penalizzati in tal senso. Guardando su scala globale, per preservare l’appeal commerciale le Banche centrali stanno favorendo una svalutazione delle loro divise contro il dollaro USA. Con il risultato di importare nei loro sistemi finanziari inflazione a causa della valutazione in dollari delle materie prime. Il tutto si mischia poi con la variabile economica: prezzi d’acquisto maggiori scoraggerebbero gli acquisti dei consumatori, con un rallentamento della domanda che a cascata di rifletterebbe sulla spinta produttiva delle aziende. Un’economia stagnante in un contesto in cui le Banche centrali non potrebbero muoversi sul fronte dei tassi per non allentare la presa sull’inflazione è il vero Cigno Nero che la politica dei dazi di Trump rischia di innescare.
I Certificati sugli indici USA
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