La settimana lasciata alle spalle è stata ricca di market mover. Fronte dati macro, l’attenzione degli operatori è stata rivolta ai numeri del mercato del lavoro degli Stati Uniti di gennaio. Valori che hanno confermato la solidità e la resilienza della prima economia.
La settimana lasciata alle spalle è stata ricca di market mover. Fronte dati macro, l’attenzione degli operatori è stata rivolta ai numeri del mercato del lavoro degli Stati Uniti di gennaio. Valori che hanno confermato la solidità e la resilienza della prima economia, con una revisione al rialzo delle letture di novembre e dicembre e la creazione a gennaio di 143mila nuovi posti di lavoro. Il tasso di disoccupazione al 4% e la crescita dei salari medi sono altre due voci che mostrano un mercato del lavoro in buona salute. Soprattutto rappresentano un assist per la gestione della politica monetaria della Federal Reserve. Con questi dati alle spalle, la Banca centrale USA può mantenere una posizione di cautela rispetto ai tassi di interesse, prendendo tempo prima di intraprendere una fase di vero allentamento monetario. Via invece che ha adottato la BoE, allineandosi così al recente taglio del costo del denaro attuato dalla BCE. La settimana è stata inoltre ricca di spunti sul fronte delle trimestrali, con le banche europee che hanno confermato il loro ottimo stato di salute. In chiaroscuro invece le indicazioni giunte dai colossi tech, con le varie AMD, Alphabet e Amazon che hanno deluso gli investitori non per i risultati passati ma per le prospettive.
Appuntamenti Macro
Data | Appuntamenti in calendario |
Lunedì 10/02 |
L’ottava inizia con i dati cinesi su nuovi prestiti e offerta di moneta M2. In Europa attenzione all’indice di fiducia elaborato dalla società di ricerca Sentix. |
Martedì 11/02 |
Dalla sponda statunitense dell’Atlantico è in arrivo l’indice che misura il sentiment delle piccole imprese. In agenda una testimonianza di Jerome Powell davanti alla Commissione bancaria del Senato USA. |
Mercoledì 12/02 |
In calendario l’indice della produzione industriale italiana e l’inflazione statunitense. Dopo il Senato, Jerome Powell è in audizione alla Camera. |
Giovedì 13/02 | Prima dell’avvio degli scambi attenzione agli indici britannici su crescita economica, produzione industriale e andamento del comparto servizi. Attenzione anche ai numeri sull’inflazione in Germania e Svizzera. Per quanto riguarda Eurolandia, la BCE diffonde il suo Bollettino, la Commissione le stime aggiornate ed Eurostat l’aggiornamento sulla produzione industriale. Nel pomeriggio appuntamento con i dati USA su prezzi alla produzione e nuove richieste di sussidio. |
Venerdì 14/02 |
Alle 11 è la volta della stima sul PIL europeo del quarto trimestre 2024 mentre dal fronte statunitense giungeranno i dati su vendite al dettaglio, produzione industriale e scorte all’ingrosso. |
Jerome Powell sotto torchio
Oggi inizia un’ottava ricca di indicazioni macroeconomiche. Dopo i dati sull’andamento del mercato del lavoro, domani dagli Stati Uniti giungerà l’indice che misura l’inflazione mentre venerdì sarà la volta degli aggiornamenti su vendite al dettaglio e produzione industriale. A fornire ulteriori indicazioni sull’attuale congiuntura a stelle e strisce ci penserà anche Jerome Powell: martedì il n.1 della Federal Reserve è atteso al Senato USA mentre il giorno dopo l’appuntamento è alla Camera dei Rappresentanti. In un contesto caratterizzato da diverse frizioni già nel primo mandato di Donald Trump, da misure della nuova amministrazione che sembrerebbero favorire una risalita dei prezzi e dalla prudenza già espressa in diverse occasioni dal chairman, è molto probabile che gli incontri saranno particolarmente “caldi”. Dopo aver tagliato i tassi di 100 punti base nelle ultime tre riunioni del 2024, a gennaio la Fed ha confermato il benchmark nel range 4,25%-4,5%. Secondo il FedWatch Tool del CME, il prossimo taglio potrebbe essere varato nel meeting in calendario a giugno. La debolezza del contesto economico di Eurolandia rende il lavoro più facile alla BCE, che anche nei prossimi incontri dovrebbe proseguire il processo di allentamento delle condizioni monetarie. L’istituto con sede a Francoforte guarderà con particolare interesse i numeri che arriveranno giovedì, quando saranno diffuse le nuove stime della Commissione ed il dato sull’andamento della produzione industriale, e venerdì, quando invece sarà la volta della stima flash sul PIL del quarto trimestre 2024.
Lusso, il faro 2025 è l’America Azioni
Il peggio è alle spalle? Guardando all’andamento in Borsa del settore lusso da novembre la risposta potrebbe essere sì. Certo, il recupero rimane fragile e incapace di colmare nel breve le performance estremamente negative del 2024. Va tuttavia evidenziato come alcuni punti sembrano gettare le basi per un recupero borsistico e una ripartenza del giro d’affari. Nel 2024 a pesare negativamente sui risultati e sul sentiment del mercato sono state le vicissitudini legate alla Cina. Una voce questa che però potrebbe cambiare nel 2025 per due ragioni: la prima è legata alla graduale trasmissione verso l’economia reale degli stimoli monetari e la seconda al fatto che nel 2024 molti cinesi hanno compiuto i loro acquisti di fascia alta fuori dai confini nazionali, sfruttando sia la riapertura delle frontiere dopo la pandemia sia i vantaggi valutari dati dalla perdita di valore dello Yen. Oltre al tema Cina, vi sono però altri elementi che permettono di guardare con un occhio diverso il comparto. Se è vero che sulle maison europee pende la spada di Damocle dei dazi di Trump, è altresì vero che la contestuale forza del dollaro può essere una voce capace di rappresentare una sorpresa positiva. Se da un lato l’euro più debole potrebbe compensare il rialzo dei prezzi dettato dai dazi, dall’altro il giro d’affari generato negli Stati Uniti potrebbe dare più smalto ai risultati tradotti in euro. Proprio l’America è l’area del Mondo che in questo 2025 sarà il faro del mercato per quanto riguarda il comparto del lusso. Per la prima volta in oltre due anni a dicembre la spesa in beni di lusso è diventata positiva negli Stati Uniti e le case di moda puntano molto sulle vendite nel Paese. Rispetto ad altri settori, anche i dazi fanno meno paura: il lusso si rivolge tipicamente a una fascia di consumatori poco sensibile alle variazioni dei prezzi. All’interno del settore ovviamente andrà fatta una selezione tra i player di più alto standing, che dovrebbero essere più resilienti, e quelli di fascia più bassa e volubile.
I Certificati sul lusso
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