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L’uno-due di Pechino scalda le Borse

Vontobel Markets
30 set 2024 | 4 Minuti di lettura

Dopo mesi in cui le notizie in arrivo da Pechino hanno esclusivamente innescato vendite sui mercati finanziari, nell’ultima settimana il Dragone ha permesso ai listini di segnare decisi guadagni.

Fonte dati Vontobel aggiornati alle 08:00 del 30/09/2024

Dopo mesi in cui le notizie in arrivo da Pechino hanno esclusivamente innescato vendite sui mercati finanziari, nell’ultima settimana il Dragone ha permesso ai listini di segnare decisi guadagni. Dal fronte monetario, la People’s Bank of China ha annunciato di aver tagliato il coefficiente di riserva obbligatoria, il tasso di riferimento a sette giorni e i tassi ipotecari. A stretto giro, il Ministero delle Finanze ha fatto sapere che saranno emessi bond per circa 2.000 miliardi di yuan, pari a 285 miliardi di dollari, per aumentare i sussidi per la permuta e il rinnovo di beni di consumo e per l’aggiornamento di attrezzature aziendali. Prevista inoltre un’indennità mensile di 800 yuan (114 dollari) per figlio, destinata a tutte le famiglie con due o più figli. Ma non finisce qui: con l’obiettivo di raggiungere il fatidico obiettivo di crescita del 5%, l’ex Regno di Mezzo intende raccogliere altri 1.000 miliardi di yuan per sostenere i governi locali nel ripagamento del debito e aumentare il sostegno finanziario alle piccole e medie imprese. A beneficiare in maniera più decisa delle misure varate dall’esecutivo del Dragone sono stati quei listini, come il tedesco Dax, e quei settori, come ad esempio il lusso, le cui sorti sono maggiormente legate a quelle della seconda economia mondiale.

Appuntamenti Macro

 
Data Appuntamenti in calendario

Lunedì 30/09

Cina protagonista dell’avvio di settimana con gli indici sul sentiment dei direttori degli acquisti (PMI). Dalla Germania sono in arrivo i dati su vendite al dettaglio ed inflazione mentre dalla Gran Bretagna giungeranno i numeri sul Pil. Alle 11 focus sull’inflazione italiana mentre nel pomeriggio attenzione agli interventi di Jerome Powell e di Christine Lagarde.

Martedì 01/10

In agenda gli indici giapponesi Tankan ed i PMI manifatturieri europei, britannici e statunitensi in versione finale. Alle 11 l’appuntamento è con la prima stima sull’inflazione europea di settembre mentre dagli USA giungerà il dato sulle offerte di lavoro.
Mercoledì 02/10
È il giorno dei dati italiani ed europei sull’andamento del mercato del lavoro. Negli USA è prevista la pubblicazione della stima ADP sulle buste paga del settore privato.
Giovedì 03/10 I protagonisti di giornata sono i PMI servizi in versione finale di Eurolandia, UK e USA. Dalla Zona Euro sono in arrivo anche i prezzi alla produzione mentre dal fronte statunitense è in agenda l’aggiornamento sulle richieste di sussidio.

Venerdì 04/10

Nella prima parte focus sulle vendite al dettaglio nel nostro Paese mentre nella seconda sarà la volta dei dati statunitensi su tasso di disoccupazione, saldo delle buste paga nei settori non agricoli e andamento delle retribuzioni.

 

Payrolls, inflazione UE e tanto altro

Anche se a spiccare, come ogni prima settimana del mese, sono le indicazioni che venerdì diffonderà il Bureau of Labor Statistics sull’andamento del mercato del lavoro della prima economia, l’ottava si preannuncia particolarmente ricca di spunti. Dal mercato del lavoro statunitense ci si aspetta che la prosecuzione di quel processo di lieve deterioramento emerso dalle ultime rilevazioni lasci alla Federal Reserve la possibilità di continuare a normalizzare le condizioni monetarie. Ed a proposito di Banche centrali, oggi attenzione alle indicazioni che arriveranno dagli interventi di Christine Lagarde e di Jerome Powell mentre giovedì sarà la volta delle minute delle ultime riunioni di BCE e Bank of England. I banchieri centrali guarderanno con particolare attenzione alle indicazioni che nel corso dell’ottava giungeranno dai PMI manifatturieri e servizi delle maggiori economie: i primi sono visti saldamente sotto quella quota dei 50 punti che separa espansione e recessione dell’attività economica mentre i secondi dovrebbero confermarsi intorno a questa soglia (anche se a livelli decisamente inferiori rispetto a qualche mese fa). Altro dato da segnare in rosso sul calendario è quello relativo all’inflazione europea, che domani sarà diffuso in versione “flash”. Dopo che nella scorsa settimana, in pochi giorni, le probabilità di un nuovo taglio nel meeting della BCE in calendario ad ottobre sono passate dal 20 al 60 per cento, queste indicazioni saranno cruciali per capire il futuro percorso che sarà intrapreso dall’istituto con sede a Francoforte.

UniCredit: utili 2024 da record

Riflettori puntati sul core business di UniCredit nonostante le notizie delle ultime settimane che hanno visto la banca milanese muovere su Commerzbank. Nel corso della Financial Conference di Bank of America, Andrea Orcel ha rassicurato gli investitori che l’investimento in Commerzbank non avrà alcun impatto sui target di distribuzione dell’istituto. Il numero uno dell’istituto di Piazza Gae Aulenti ha infatti colto l’occasione per alzare la view sull’utile netto 2024 che, dagli oltre 8,5 miliardi stimati nel comunicato di presentazione della semestrale è ora passata a “oltre 9 miliardi”. Valore che si raggiunge in considerazione degli investimenti posti in essere dalla banca nel corso dell’anno, al netto dei quali l’utile avrebbe superato i 10 miliardi. La vicinanza alla fine dell’esercizio permette di avere più visibilità e così Orcel ha voluto altresì confermare la distribuzione ai soci di 8,6 miliardi nel corso del 2024. Un valore destinato a salire dal 2025 in poi, quando il payout sull’utile passerà dal 40% al 50% portando così la quota destinata ai soci oltre gli 8,6 miliardi. Un valore che peraltro potrebbe essere incrementato proprio dalla partita Commerzbank. Se le due banche non dovessero trovare un accordo Unicredit potrebbe infatti decidere di vendere la partecipazione costruita finora. Ai prezzi di mercato di questi giorni, la sola quota comprata dal Governo tedesco sta facendo maturare un guadagno nell’ordine dei 160 milioni di euro. Oltre il 20% di ritorno, in linea e superiore a quell’obiettivo del 15% posto da Orcel. Tra le opzioni c’è anche la conferma dello status quo (“possiamo - ha detto il CEO - restare dove siamo e, si spera, aiutare Commerzbank a estrarre quel valore cristallizzato che ha al suo interno, come accadde con HVB”) oppure, se invece la fusione tra le due banche dovesse concretizzarsi, per gli attuali azionisti di Unicredit potrebbe aprirsi una partita ancor più munifica sul fronte della redditività e della distribuzione.

UniCredit, grafico a 1 anno. Dati aggiornati alle 08:30 del 23/09/2024
UniCredit, grafico a 5 anni. Dati aggiornati alle 08:30 del 23/09/2024

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