Fed: un taglio che è piaciuto
Confermando le previsioni del mercato degli ultimi giorni, mercoledì scorso la Federal Reserve ha tagliato il costo del denaro di 50 punti base. Uno scenario che solo fino a qualche settimana fa sembrava remoto e che per i più avrebbe potuto intimorire i mercati internazionali.
Confermando le previsioni del mercato degli ultimi giorni, mercoledì scorso la Federal Reserve ha tagliato il costo del denaro di 50 punti base. Uno scenario che solo fino a qualche settimana fa sembrava remoto e che per i più avrebbe potuto intimorire i mercati internazionali. Le parole del chairman dell’istituto con sede a Washington, Jerome Powell, hanno invece rassicurato gli operatori su entrambi i punti focali del mandato della Banca Centrale americana: l’inflazione sta rallentando e dovrebbe stabilizzarsi nell’intorno di quel 2% target; il mercato del lavoro permane solido nonostante le recenti revisioni al ribasso. E proprio l’occupazione da Jackson Hole in avanti è diventata il nuovo paradigma da seguire, con il minor costo del denaro che dovrebbe contribuire a sostenere l’economia statunitense verso quel soft landing auspicato tanto dalla Fed che da Wall Street. Nella consapevolezza che i tagli dei tassi non sono finiti, con la nuova proiezione mediana per fine 2025 che prevede il costo del denaro nell’intervallo 3,25%-3,5%, i mercati hanno reagito positivamente facendo segnare nuovi massimi storici tanto allo S&P 500 quanto al Dow Jones.
Appuntamenti Macro
Data | Appuntamenti in calendario |
Lunedì 23/09 |
La settimana si apre con i numeri sul sentiment dei direttori degli acquisti (PMI), sia per quanto riguarda il manifatturiero che nel caso del settore servizi, di Zona Euro, Gran Bretagna e Stati Uniti. |
Martedì 24/09 |
In agenda troviamo il meeting della Reserve Bank of Australia e l’indice tedesco IFO. Sull’altra sponda dell’Atlantico focus sui prezzi delle abitazioni e sulla fiducia dei consumatori misurata dal Conference Board. |
Mercoledì 25/09 |
È il giorno dei dati statunitensi su vendite di nuove case e scorte di petrolio. |
Giovedì 26/09 | Alle 9:30 la Swiss National Bank comunicherà la sua decisione sui tassi mentre nel corso della prima parte focus sui dati europei sull’offerta di moneta e la concessione di prestiti. Dagli USA sono in arrivo i numeri sull’andamento del PIL, degli ordini durevoli e delle nuove richieste di sussidio. In agenda anche gli interventi di Jerome Powell e di Christine Lagarde. |
Venerdì 27/09 |
Inflazione sotto i riflettori in Giappone, Francia, Spagna e Stati Uniti. Nel primo caso è in arrivo l’indice che misura l’andamento dei prezzi a Tokyo, in quello dei due Paesi europei attenzione ai dati preliminari relativi al mese di settembre mentre dall’altra sponda dell’Atlantico è in arrivo il PCE, il dato preferito dalla Fed. Dagli USA giungeranno anche gli aggiornamenti su redditi, spese e sentiment dei consumatori. |
Quali indicazioni dai PMI?
L’appuntamento è con gli importanti aggiornamenti sul sentiment dei direttori degli acquisti, i famigerati indici PMI (Purchasing Managers’ Index): la settimana inizia con i dati relativi l’andamento del manifatturiero e del settore servizi di Zona Euro, Regno Unito e Stati Uniti. Nel caso di Eurolandia il dato relativo al manifatturiero è destinato a confermarsi sotto quella soglia dei 50 punti che separa espansione e recessione dell’attività economica (è dal luglio 2022 che si trova sotto questo livello) mentre in quello del terziario l’indice è stimato sopra quota- 50. Dovrebbero confermarsi in territorio espansivo i dati britannici mentre gli indici statunitensi sono stimati, come nel Vecchio continente, a due velocità. Dal fronte Banche centrali, domani la Reserve Bank of Australia dovrebbe confermare il benchmark al 4,35% mentre giovedì l’istituto centrale elvetico potrebbe tagliare il costo del denaro dall’1,25 all’1%. Lo stesso giorno sono in calendario gli interventi di Jerome Powell e di Christine Lagarde. Per quanto riguarda gli altri dati in agenda, domani attenzione all’indice tedesco IFO ed ai dati USA su prezzi delle abitazioni e fiducia dei consumatori mentre giovedì, sempre per quanto riguarda la prima economia, sarà la volta dei numeri sulla crescita dell’economia e sugli ordini di beni durevoli. La settimana si chiuderà all’insegna dei prezzi con i dati giapponesi (inflazione area di Tokyo), spagnoli e francesi (indici preliminari di settembre), e statunitensi (indice PCE, il preferito dalla Fed perché segnala l’andamento dei prezzi dei prodotti realmente acquistati, non di un paniere).
Banche: l’M&A fa l’Europa
L’acquisto del 9% del capitale di Commerzbank da parte di UniCredit potrebbe rappresentare una pietra miliare per il comparto bancario europeo. L’operazione promossa dal CEO Andrea Orcel ha infatti riportato in auge il tema delle aggregazioni transfrontaliere in Europa. E mentre la banca milanese ha fatto sapere di essere pronta a fare richiesta alla Banca Centrale Europea per salire fino al 30% del capitale, con l’AD di Piazza Gae Aulenti che ha però per il momento escluso la possibilità di lanciare un’OPA in attesa di capire come si potrà evolvere la partita, la BCE ha espresso un parere favorevole all’avvio della stagione di integrazione tra gli istituti di credito più grandi del Vecchio Continente. In occasione dell’ultimo meeting della BCE, la presidente Christine Lagarde ha evidenziato come “le fusioni bancarie transfrontaliere sono auspicate da molte autorità”. La scorsa settimana Joachim Nagel, numero uno della Bundesbank, ha rimarcato che la Germania “ha bisogno di banche forti e solide affinché le imprese possano affrontare e finanziare le loro attività future”. Concetto espresso qualche mese fa al termine del suo mandato anche da Andrea Enria. L’ex Presidente del Consiglio di vigilanza della Banca Centrale Europea aveva esplicato l’esigenza di un sistema bancario motore delle imprese europee. Un concetto che trova seguito anche nei punti del Rapporto di Draghi sull’Unione Europea. Gli investimenti richiesti dalla transizione tecnologica ed evoluzione tecnologica, un mercato dei capitali a sostegno di famiglie e aziende e la definizione del posizionamento del Continente dello scacchiere geopolitico globale sono tutte sfide che l’Europa potrà vincere solo con un sistema bancario più grande, secondo il modello americano.
I Certificati di Investimento e a Leva sul Settore Bancario Europeo
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