Wall Street a nuovi massimi, Europa in recupero
Wall Street sembra non volersi fermare, con Nasdaq 100 ed S&P 500 che nel corso della passata ottava hanno aggiornato una volta ancora i propri massimi storici. A trainare la corsa NVIDIA, con la società che nel corso dell’ottava è riuscita a superare Microsoft e diventare l’azienda a maggior capitalizzazione al mondo.
Più in generale continuano gli acquisti sul comparto dei chip, con TSMC (8°) e Broadcom (11°) diventate ormai tra le più grandi società del globo per market cap. L’Europa a sua volta ha visto un ritorno degli acquisti dopo il corto circuito causato dall’esito elettorale, con le banche che in particolar modo hanno rialzato la testa anche grazie al calo dei rendimenti dei titoli di Stato di Francia e Italia. Sul fronte delle banche centrali, nessuna sorpresa da parte della Bank of England che ha confermato i tassi. Il mercato prezza un 100% di probabilità di un taglio a novembre. Chi ha invece sforbiciato il costo del denaro è stata la Svizzera, con i tassi portati all’1,25%. Se questo è stato lo scenario della passata ottava, non va tuttavia dimenticato che sullo sfondo permangono, specie in Europa, rischi di un incremento dell’avversione al rischio. Domenica 30 giugno è vicina e le elezioni in Francia potrebbero nuovamente rimescolare le carte.
Appuntamenti Macro
| Data | Appuntamenti in calendario |
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Lunedì 24/06 |
Inizio di settimana non particolarmente ricco di variabili macro di rilievo, tra queste l’indice IFO tedesco sulla fiducia delle aziende nel mese di giugno. |
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Martedì 25/06 |
Da seguire la pubblicazione del bollettino trimestrale della BoE. |
| Mercoledì 26/06 |
Attesa la pubblicazione del rapporto GFK sul clima tra i consumatori tedeschi di luglio e nel pomeriggio la diffusione dei dati USA relativi alle vendite di nuove case a maggio. |
| Giovedì 27/06 | Previsto un summit straordinario leader Zona Euro e la riunione dell’Eurogruppo. In serata attesi in America i risultati degli stress test bancari della FED. |
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Venerdì 28/06 |
Inflazione osservata speciale in Europa e America. Nella mattina verranno rilasciati gli indici preliminari dei prezzi al consumo di Paesi come Francia, Italia e Spagna. Nel pomeriggio focus sugli indici dei prezzi di consumi e spese personali statunitensi. |
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Domenica 30/06 |
Primo turno elezioni Francia. |
Focus su RBA e BoE
L’agenda macroeconomica dell’ultima settimana di giugno presenta pochi spunti in grado di influenzare l’andamento dei mercati finanziari. L’appuntamento più importante arriverà solo venerdì pomeriggio quando negli Stati Uniti verranno pubblicati gli indici delle spese personali e delle spese per consumi (PCE), indicatori che la Federal Reserve monitora con attenzione per indirizzare la sua politica monetaria. Verrà inoltre pubblicato il report sulla politica monetaria della Fed. Per l’Italia sarà invece interessante, sempre venerdì, analizzare il dato preliminare dell’inflazione nel mese di giugno, dopo il +0,2% mensile registrato in maggio (+0,8% annuale). Nella mattinata della giornata più ricca della settimana, sul fronte dei dati economici verrà pubblicata la disoccupazione tedesca in giugno e il PIL trimestrale britannico, atteso in aumento dello 0,6% dopo la contrazione dello 0,3% del trimestre precedente. Da segnare in agenda anche la pubblicazione dell’indice IFO della Germania, lunedì alle 10:00; del rapporto sulla fiducia dei consumatori USA martedì alle 16:00; della lettura finale del PIL statunitense del primo trimestre, giovedì alle 14:30; delle richieste iniziali di sussidi di disoccupazione che nelle ultime settimane si sono sempre mantenute abbondantemente sopra le 200.000 unità, giovedì alle 14:30.
Il lusso esperienziale per vincere la sfida
Nelle ultime settimane il lusso è sotto pressione in Borsa. Tra i motivi principali le preoccupazioni legate alla Cina e alle vendite nel Paese. Secondo l’ultima indagine Bain in collaborazione con Altagamma, nel 2024 le vendite globali di beni personali di fascia alta faranno segnare una crescita a tassi costanti fino al 4%. Nel 2023 il mercato globale del lusso ha dimostrato stabilità e ha superato per la prima volta i 1.500 miliardi di euro di fatturato. Una nuova tendenza che si sta però registrando in Cina: quella di non ostentare la ricchezza da parte della classe più agiata come risposta alle difficoltà della classe media legate alla congiuntura interna. Nell’ex Impero Celeste la crisi immobiliare è tutt’altro che risolta e una risposta simile si era registrata anche in America in occasione dello scoppio della bolla dei mutui-subprime. La ripresa del turismo dei cinesi è un altro fattore che ha portato a una riduzione dei consumi. In tal senso, tra le nazioni vincitrici in questo 2024 vi è il Giappone. La debolezza dello yen ha favorito la crescita dei visitatori, con i turisti tornati sopra i livelli pre-covid, e le vendite nel lusso. Secondo quanto riportato da Bloomberg, in Cina la preoccupazione per la mole di invenduto sta portando molti luxury brand a proporre sconti fino al 50% sui propri prodotti. Certo, questi sono i punti di debolezza attuali. Il lusso è tuttavia resiliente e non tutte le categorie stanno subendo l’attuale contesto. Se brand di altissima gamma come Hermes potranno battere il mercato, gioielleria, make up, profumeria e occhiali appaiono tra i protagonisti dell’attuale contesto. Oltre che come bene tangibile, i gioielli in particolar modo vengono visti come veicoli d’investimento. La sfida per il settore del lusso è dunque aperta, con i vincitori che usciranno da chi meglio saprà sfruttare la crescente voglia di lusso esperienziale rispetto a quello dei beni tangibili.
Il Certificato d’Investimento e a Leva sulle azioni del lusso
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Gli investitori devono tenere presente che l’andamento dei prezzi delle azioni delle società sopra menzionate è influenzato da molti fattori imprenditoriali, ciclici ed economici, che dovrebbero essere presi in considerazione al fine di formarsi un’idonea opinione sul mercato. Il prezzo delle azioni potrebbe muoversi diversamente rispetto alla previsione degli investitori, portando a perdite di capitale. Inoltre, i rendimenti passati e le opinioni degli analisti non sono un indicatore per i rendimenti futuri.
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